Una serata al pub – Racconto Gay

Paola ha insistito tanto perché accettassi l’invito a bere qualcosa con Luca: che è un mio collega, ma anche un vecchio amico di mia moglie. Lei continua a dirmi che sono troppo stressato, che penso al lavoro, ai problemi, al bambino che nascerà tra poco.

Effettivamente ha ragione, sono stressato: da mille pensieri e dal fatto che non riesco a sfogarmi con il sesso, come facevo prima che lei restasse incinta. Dal test positivo lo avremmo fatto sì e no 4, massimo 5 volte. Sempre di fretta e a disagio: e la mano non aiuta a rilassarmi, non sono più un ragazzino.

Una birra con Luca non poteva farmi che bene: ne avevo approfittato per sfogarmi un po’, cercando di non gettare troppa colpa su Paola. Luca in fondo poteva capire benissimo il mio disagio, visto che era un uomo come me.

Peccato che le birre da una siano diventate due e poi tre: per poi perdere il conto. Luca aveva insistito che non mi mettessi alla guida in quelle condizioni. E aveva scritto a Paola, mi avrebbe fatto dormire da lui, per portarmi la mattina dopo, a sbornia passata, direttamente in ufficio.

Non mi ero opposto: non che fossi così ubriaco, ma non mi andava nemmeno molto di andare a casa, preferivo continuare a sfogarmi con Luca. Che mi ascoltava, mi faceva parlare, annuiva: senza giudicare e senza dare consigli inutili.

Alla fine c’eravamo trovati sul divano di casa sua, con il bicchiere della staffa in mano e io che continuavo a sproloquiare sulle mie difficoltà e sulla mancanza di sesso.

“Certo che sei stressato forte! Hai pensato di fare qualcosa, a parte andare di mano?”

Ci avevo pensato sì, ma non mi andava di tradire Paola, magari con una delle colleghe: sarebbero potuti sorgere dei problemi e non volevo correre questo rischio.

“E non hai mai pensato a esplorare… altre possibilità?”

Non avevo capito subito quello che intendeva Luca: anche se il suo sorriso sornione avrebbe dovuto darmi qualche indizio. Ma ero incuriosito, quindi gli avevo fatto cenno di proseguire.

“Non ci sono solo le donne per il sesso, caro mio. Ci sono possibilità che meritano di essere esplorate, ti potrebbero riservare delle sorprese davvero interessanti.”

Dicendo così si avvicinato a me, tanto che ora le nostre gambe si toccavano: potevo sentire il calore e la consistenza dei suoi muscoli dal semplice contatto tra la stoffa.

“Anche io ero un po’ limitato, per così dire, poi ho avuto l’occasione di ampliare la mia visione, quando stavo con Marta.”

Marta, una delle tante fidanzate di Luca: molto spiritosa e dallo spirito decisamente libertino, sospettavo che lo avesse coinvolto in chissà quali esperienze. Infatti Paola non l’aveva mai tollerata.

“Tutto sta a provare una volta e lasciarsi andare. Vedrai che non ti racconto cazzate.”

Mentre parlava aveva posato prima la sua mano sul ginocchio, per poi farla scivolare lentamente verso l’alto, accarezzandomi l’interno della coscia. Mi ero irrigidito subito e lui si era fermato, ma non aveva ritirato la mano. Aveva iniziato ad accarezzare, con un movimento lento e circolare, come per farmi rilassare.

“Non ti devi preoccupare, siamo amici, nessuno deve sapere niente, soprattutto Paola. Vedrai che poi ti sentirai meglio.”

La sua voce sembrava catturarmi, come una cantilena, come un incantesimo. Sentivo il suo profumo che mi riempiva le narici e sembrava arrivarmi al cervello: probabilmente l’alcool mi aveva fatto abbassare i freni inibitori, perché mi ero di nuovo rilassato e la mano di Luca aveva iniziato di nuovo a salire pericolosamente verso il mio bacino, per poi fermarsi bruscamente e spostarsi.

Ero rimasto colpito e deluso da questo repentino cambiamento. Finché non avevo sentito che la sua mano era passata dietro al mio collo, per iniziare ad accarezzarmi lentamente la nuca. Avevo chiuso gli occhi, d’istinto, per godermi ancora di più quella carezza.

Li avevo riaperti quando il profumo di Luca si era fatto più intenso: il suo volto accanto al mio, la sua bocca pericolosamente vicina e la sua gamba che era a cavallo della mia. Con un misto di sorpresa e anche di imbarazzo mi ero accorto che le sue attenzioni non erano vane, il mio corpo stava iniziando a reagire e a eccitarsi. E se ne doveva essere accorto anche lui.

“Visto che ti piace? Ne ero sicuro. Ora devi solo rilassarti e lasciare fare a me. Chiudi gli occhi se preferisci.”

Gli avevo obbedito, in attesa di capire come si sarebbe mosso. E non  era stata poi una sorpresa sentire le sue labbra sulle mie, prima delicatamente, poi in modo più deciso. Non mi era mai capitato di baciare un uomo, ma, in fondo, non sembrava così diverso dal baciare una donna. Avrei potuto tenere gli occhi chiusi e lasciare correre l’immaginazione.

Poi le labbra di Luca si erano fatte più insistenti, con la lingua che premeva con forza per entrare: gli avevo lasciato spazio, baciava bene e dopo pochi attimi lo avevo sentito che mi saliva sulle gambe. 

Lo avevo lasciato fare, cercando di godermi il momento, e lui aveva fatto scivolare le labbra dalla bocca al collo, scendendo sempre più giù. Mi aveva aperto la camicia, bottone per bottone, e mi aveva baciato a lungo i capezzoli: Paola non lo aveva mai fatto, non pensavo mi piacesse così tanto.

Poi lo avevo sentito spostarsi ancora, sollevarsi dalle mie gambe per inginocchiarsi davanti a me: con le mani aveva continuato le carezze, sul petto e sull’addome, scendendo lentamente sempre più giù.

Non avevo resistito alla tentazione e avevo aperti gli occhi: Luca mi fissava, mentre le sue mani avevano raggiunto l’altezza della cintura dei miei pantaloni. Sembrava che attendesse un cenno per andare avanti.

Non avevo avuto abbastanza coraggio e mi ero limitato a chiudere di nuovo gli occhi: lui l’aveva interpretato come un assenso. I rumori della cintura slacciata e della zip dei pantaloni che si abbassava mi rimbombavano nella testa, mentre sentivo il calore delle sue mani sempre più pericolosamente vicino ai miei slip.

“Cosa vuoi fare? Sei pronto a lasciarti andare?”

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