Che banalità fantasticare sessualmente sulla madre del mio migliore amico: una trama degna di un film di serie b. Peccato fosse capitato anche a me, completamente a sorpresa: forse, se fossi stata un uomo, si poteva archiviare come una “fantasia da adolescente”.
Peccato non fossi più da tempo adolescente, ma ormai studentessa universitaria, e che non fossi un uomo: proprio per quel motivo, quelle fantasie che da un certo momento in poi si erano impadronite dei miei pensieri mi sembravano ancora più peccaminose.
Non ero stata mai particolarmente attratta dagli uomini e nemmeno dalle donne: mi piaceva di più lo sport e lo studio, tanto che con Luca, mio amico dai tempi dell’asilo, avevamo puntato sull’ingegneria dopo il diploma di liceo.
Comunque, a parte lo studio e lo sport, la mamma di Luca sembrava l’unica cosa in grado di risvegliare il mio interesse. Eppure era una donna normale, impegnata tra lavoro e famiglia, mai troppo vistosa. Ma aveva qualcosa di particolare, qualcosa di cui non mi ero accorta in tanti anni e che non riuscivo a decifrare.
Era normale trovarsi a casa di Luca il pomeriggio per studiare: spesso finivo per fermarmi anche per cena. E proprio una di quelle sere avevo notato qualcosa di inaspettato.
La mamma di Luca aveva lasciato il suo cellulare sul tavolo della cucina: io mi ero offerta di darle una mano, almeno ad apparecchiare, e lo avevo visto illuminarsi con l’arrivo di un messaggio.
“Mi manchi. Ti voglio.”
E il nome del mittente: Anna.
La mamma di Luca mi aveva detto qualcosa ed ero stata abbastanza veloce da spostare lo sguardo, fingendomi impegnata a scegliere i piatti, in modo da non farmi scoprire. Chi era Anna? Forse un contatto falso sotto cui si nascondeva un amante? Però una Anna c’era, un’amica di sua madre di cui Luca mi parlava spesso.
Quella notte non avevo praticamente chiuso occhio, dal dubbio di cosa facessero le due amiche per scambiarsi un messaggio così appassionato. Quando ero riuscita a dormire, le immagini della mamma di Luca e di una donna senza volto erano state al centro di uno sogno erotico, che mi aveva lasciato scossa ed eccitata.
Nei giorni seguenti avevo prestato più attenzione al comportamento della mamma di Luca: sembrava molto distratta. Avevo anche chiesto a suo figlio, che aveva liquidato il fatto con i classici “problemi da adulti”.
Problemi grossi, visto che spesso avevo notato gli occhi gonfi e rossi: forse ero anche l’unica ad accorgermi di quel disagio, visto che gli uomini di casa continuavano a comportarsi come al solito.
Il pensiero della relazione tra le due donne mi ossessionava: ma non avevo avuto il coraggio di chiedere spiegazioni. Fino a quella sera.
Luca era dovuto uscire di corsa, per recuperare suo padre, che era stato lasciato a piedi dall’automobile in trasferta: sarebbero rientrati molto tardi, ma ormai la cena era pronta quindi io mi ero fermata.
Con la mamma di Luca avevamo parlato del più e del meno. Bruciavo dalla voglia di sapere di più, ma lei mi aveva anticipato.
“So che hai visto il messaggio: Anna è stata l’avventura di una notte, ma poi si è trasformata in una persecuzione. Non è stato facile liberarmi di lei.”
Il marito sapeva tutto: il loro matrimonio ammetteva qualche scappatella, a patto che non mettesse a rischio la stabilità familiare. E lei amava concedersi questi “diversivi” con le donne.
“Gli uomini alla lunga risultano noiosi: con le donne è sempre un’esperienza nuova.”
Avrei dovuto scandalizzarmi? Perché me ne aveva parlato così tranquillamente? Non avevo una risposta a queste domande, ma non riuscivo a pensare altro che a lei con un’altra donna. Con me, in particolare: se voleva una distrazione, io ero più che disponibile. Anche se non sapevo come farglielo capire.
Allora avevo scelto la via più breve, proprio come un bravo ingegnere: mi ero buttata sulle sue labbra, cercando di essere il più sexy possibile, nonostante i jeans strappati e la maglietta a maniche corte.
Sapevo di non essere un granché a baciare, ma ci avevo messo tutto l’impegno possibile: lei si era irrigidita, aveva anche messo in atto un leggero tentativo di respingermi, ma aveva ceduto subito.
Anzi, aveva rallentato la foga del mio bacio, fermandomi la testa con le mani e muovendo le labbra dolcemente. Mi ero persa in quel bacio, sedute sul divano, e nel suo profumo, nella morbidezza dei capelli e delle labbra e nella delicatezza delle sue mani.
Non avevamo parlato: avremmo rischiato di rovinare tutto. Avevo infilato le mani sotto la sua camicia, rischiando di strapparla, e sotto il reggiseno: mi accorgevo di essere frenetica, non volevo farle male ma volevo assolutamente sentire i suoi capezzoli.
Quando li avevo trovati, già rigidi per l’eccitazione, avevo cominciato a stuzzicarli, per saggiarne la dimensione e la consistenza. Non sapevo quello che stavo facendo, ma lo stavo facendo bene, a giudicare dai suoi che uscivano dalla sua bocca.
A un certo punto solo toccare non mi bastava più: avevo tirato la camicia, in modo da estrarla completamente dai pantaloni e lei aveva capito. Mi aveva aiutato, anche per salvare i suoi vestiti ed era rimasta solo in slip e con il reggiseno sollevato. Aveva lasciato liberi anche i lunghi capelli scuri dalla coda ormai disordinata in cui li aveva raccolti: quello spettacolo mi aveva lasciato senza fiato.
Sapevo che era la mamma di Luca e che non avrei dovuto nemmeno pensare a lei in quel modo ma non potevo trattenermi. La mia attenzione era stata attirata dagli slip: volevo vedere quello che nascondevano e li avevo fatto scivolare lungo le sue gambe, con le mani che tremavano.
Non era nulla che non avessi mai visto, ma quel ciuffo di pelo scuro perfettamente curato mi aveva mandato in estasi: il mio unico desiderio era quello di perdermi al suo interno, di poter assaggiare il sapore che potevo già immaginare splendido.
Lei si era seduta sul divano, con le gambe aperte e mi aveva fatto segno di avvicinarmi.
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