Per consolare mamma – Racconto Incesto Mamma

Da che ne ho memoria, i miei hanno sempre litigato: e tutte le liti avevano lo stesso finale, con mio padre che usciva sbattendo la porta, per tornare mezzo ubriaco la mattina dopo, e mamma che si chiudeva in camera a piangere sul letto.

Non mi sono mai intromesso, anche se ho capito presto da cosa derivavano tutte le discussioni: mio padre e le sue amanti, che erano molte e diverse. Un vizio a cui non sapeva rinunciare e che faceva soffrire mia madre.

La lite di stasera è stata particolarmente accesa: lui non intende lasciare la sua nuova amica e nemmeno andare via da casa. Mamma gli ha imposto un ultimatum e lui è andato via, come al solito, come un codardo.

E domani ritornerà e lei lo accoglierà, come ha sempre fatto: anche se la trascura, la ignora e si scopa le altre. Mi avvicino alla camera per sentire i soliti singhiozzi: di solito me ne vado in camera mia, ma questa volta sento il bisogno di fare qualcosa di diverso, di più. Voglio provare a consolare mamma.

Busso, ma non ottengo risposta: quindi decido di entrare direttamente. La trovo sul letto, con il pacchetto di fazzoletti di carta vicino alla mano. Non singhiozza più, il pianto si sta calmando.

Mi siedo sul letto vicino a lei: non la tocco, almeno all’inizio, aspetto che si accorga di me. So che mio padre non la scopa ormai da anni: mi chiedo se si è concessa qualche distrazione, oppure se gli è sempre stata fedele, come una stupida.

Perché sicuramente troverebbe un uomo disposto a scoparla: i capelli sono ancora biondi e i seni e i fianchi pieni e sodi. Solo mio padre preferisce le ragazzine: decisamente non abbiamo gli stessi gusti, perché a me piacciono da sempre le donne più grandi.

E mia madre rappresenta il mio sogno, a livello sessuale: da ragazzino la spiavo sotto la doccia e poi mi masturbavo con quell’immagine in mente. E in effetti ho sempre cercato ragazze e donne che in qualche modo le somigliassero.

Allungo le mani sulla sua gamba, in una carezza gentile e delicata: voglio che si senta rassicurata, non spaventata da me. Almeno non ancora. Forse sono bieco, ad approfittare così della sua debolezza per poterla toccare, ma il sentire la sua pelle sotto le dita mi fa l’effetto di vederla nuda nella doccia: l’uccello mi si rizza immediatamente.

Mamma non si lamenta, né respinge la mia mano: anzi, sembra che le mie carezze la calmino, visto che respira in modo più normale, anche se non mi mostra ancora il volto. Nella penombra della stanza, decido di andare avanti: le mie mani iniziano a risalire lungo la coscia, fino ad accarezzare il suo culo sodo, infilandosi sotto la vestaglia.

Lo strizzo leggermente, senza fare male, ma solo per vedere come reagisce: nessun movimento, nessuna parola. Allora continuo e le separo leggermente le gambe, continuando con le mie carezze dentro l’interno coscia, dal ginocchio fino ad arrivare al pube.

La pelle di mamma è morbida e soda. Anche calda e il calore sembra aumentare mano a mano che mi avvicino al suo pelo. Che riesco a intravedere sotto la vestaglia e gli slip fin troppo sottili: scuro e ordinato, sicuramente morbido. Perfetto per appoggiarci la faccia mentre la lecco. Mi chiedo che odore avrà: e sono sicuro di scoprirlo presto.

Delicatamente faccio in modo di girarla a pancia in su, così da essere più comodo e avere un accesso migliore: nessuna resistenza, si lascia spostare facilmente, come una bambola. Alzo lo sguardo, ma non incrocio il suo, perché tiene la testa voltata verso il cuscino. Non vuole vedere, ma solo sentire.

Ora ho anche io una visuale migliore: gli slip sono bianchi, sottili e trasparenti, di sicuro non rappresentano un ostacolo a quello che ho in mente. Mi sposto e appoggio le labbra sulle cosce, all’altezza delle ginocchia. Inizio con baci leggeri, ancora alternati con le carezze, poi premo più forte e lascio agire la lingua.

La pelle di mamma ha un buon sapore: dolce e intenso. Mi sembra di sentire un gemito, mentre risalgo sempre più in alto con la bocca, verso quel profumo e quel calore che sono come una calamita. Il profumo si fa più intenso: al dolce si mescola una nota più forte, quasi salata. Non posso attendere oltre per assaggiarla.

Mi basta un movimento rapido delle dita per spostare la stoffa degli slip e accorgermi che è già completamente umida: non mi ero sbagliato, quindi controllo leggermente, con la punta dell’indice. E vengo ricompensato da labbra morbide e bagnate, da un liquido viscoso. Mi porto le dita alla bocca: è un sapore inebriante, bisogna andare alla fonte.

Parto con una leccata delicata: percorro la forma delle grandi labbra e mi spingo più avanti, fino a infilare tutta la lingua nella figa di mamma. È calda e accogliente e comincio a leccare avidamente: non voglio perdere nemmeno una goccia.

Anche se le cosce attutiscono i rumori, non posso non sentire i gemiti: mamma sta cercando di soffocarli, forse nel cuscino, ma li sento e mi eccitano da morire. Decido di passare a qualcosa di diverso: sposto la lingua in alto, fino a scoprire il clitoride, su cui comincio a disegnare figure sempre più elaborate.

La sento che comincia ad agitarsi, a muovere il bacino, cercando di portarmi dove le piace di più. Resisto e faccio scivolare prima un dito e poi un altro dentro la sua figa. Li muovo a ritmo con la lingua, per aumentare il piacere: avanti e indietro, senza sosta, mentre la sua figa si bagna sempre più.

Poi decido di avere pietà e di lasciarla godere: aumento la velocità della lingua sul clitoride, ormai rigido, e piego le dita verso l’alto, alla ricerca di quel punto spugnoso che fa miracoli. Ci vogliono pochi secondi: le gambe di mamma prima si irrigidiscono poi si stringono forte intorno alla mia testa: la sento urlare, mentre il suo liquido invade la mia bocca come un’onda calda.

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