Scuola guida – Racconto Incesto Mamma

Decisamente mia madre smentisce il detto “donna al volante, pericolo costante”: sono piuttosto io un pericolo, visto che mi hanno già bocciato all’esame di guida. Passo la teoria, ma al momento della pratica vado nel panico e non riesco a cavare un ragno dal buco. È abbastanza imbarazzante, visto che i miei amici hanno già tutti la patente.

Per questo abbiamo iniziato a fare un po’ di pratica di guida insieme: non con mio padre, che non ha mai tempo e pazienza per nulla. Oggi vogliamo provare i parcheggi e, per sicurezza, abbiamo scelto un’area con pochissimo traffico: almeno evitiamo incidenti.

È una giornata particolarmente calda, per questo ho messo i pantaloncini corti, mentre mamma ha indossato un vestitino a fiori leggero. Fin troppo, visto che riesco a intravedere reggiseno e slip, rigorosamente neri. Non ne ho mai parlato con nessuno, ma quando vedo il corpo di mia mamma, così perfetto nonostante l’età che avanza, fatico a trattenere l’eccitazione.

Pensando a lei mi sono distratto e ho di nuovo sbagliato manovra: per fortuna mamma l’ha presa in ridere. Mio padre sicuramente mi avrebbe rimproverato aspramente, dicendomi che sono un incapace buono a nulla. Invece lei ci si mette con pazienza e cerca di nuovo di spiegarmi quale tecnica applicare.

Sarà il caldo, sarà il nervoso, ma oggi mi sembra di essere più imbranato del solito. Facciamo una pausa, per bere un po’ d’acqua: per fortuna abbiamo tempo fino al prossimo esame, anche se sto davvero pensando che non riuscirò mai a passarlo, almeno in questa vita.

“Devi imparare a rilassarti: ovviamente devi essere attento quando sei al volante, ma non puoi stressarti così, altrimenti non ne verrai mai a capo.”

Mamma la fa facile, ma per me è davvero una missione impossibile: non posso certo fumarmi una canna oppure farmi una sega. E questi sono i modi migliori che conosco per rilassarmi.

“Cosa fai di solito quando sei agitato? Ascolti musica oppure ti muovi un po’?”

Appunto, quello che faccio quando sono agitato proprio non lo posso dire a mamma: quindi le rispondo facendo il vago, dicendo che non faccio niente di speciale. Spero che così molli il colpo.

“Sai che ho un trucco quando sono molto nervosa? E funziona sempre! Basta che tiri fuori uno dei miei giocattoli e mi passano tutte le paturnie. Anche perché se aspetto tuo padre…”

Lo sapevo già che mia madre si masturba, perché frugando nei suoi cassetti avevo trovato diversi vibratori. E so anche che i miei scopano poco, mio padre è sempre troppo stanco o troppo impegnato per questa attività.

“Perché non provi anche tu? Vedrai che ti fa un effetto immediato.”

Quello che è immediata è la reazione del mio cazzo al pensiero di mia mamma che si masturba con uno dei suoi dildo. Magari con quello grosso e nero. O, meglio ancora, con il mio uccello dentro la sua figa. Quello sì che sarebbe perfetto per rilassarmi.

L’erezione non passa inosservata, anche perché i pantaloncini sono un po’ stretti: e mamma lascia cadere l’occhio, con un’espressione interessata.

“Vedi che hai bisogno di rilassarti, sei troppo teso…scommetto che sei capace a farlo da solo, non devi sentirti in imbarazzo.”

Più facile a dirsi che a farsi: sento la faccia che va in fiamme, mentre l’uccello si fa sempre più duro.

“Vuoi dire che hai bisogno di una mano? Dai, che c’è mamma qui che ti aiuta.”

E accompagna queste parole con la sua mano che mi accarezza da sopra la stoffa: sento una scossa lungo tutto il corpo e spero di non venirmi nei pantaloni. Per fortuna no, ma non so quanto posso resistere a questa tortura: mamma con una mano mi accarezza, mentre con l’altra si insinua sotto la cintura, alla ricerca del mio uccello.

“Niente male, proprio niente male. Vedrai che ora ti faccio rilassare per bene.”

Mentre parla riesce a slacciare i pantaloncini e finalmente il mio uccello è libero di mostrarsi in tutta la sua lunghezza. Mamma non perde tempo e comincia ad accarezzarlo con un movimento deciso, dalla cappella alla base.

Mi godo quella mano calda e vellutata: e anche decisamente esperta, visto che sono solo pochi minuti che mi tocca e mi sembra già di esplodere. Cerco di rilassarmi, di distrarmi, anche perché non voglio che finisca tutto così presto.

Mentre mamma mi masturba, vedo il seno che spunta sotto il vestito e non riesco a resistere alla tentazione: allungo la mano e lo tocco, poi lo palpo per bene. Mi riesce di sentire il capezzolo che diventa sempre più duro sotto le mie dita, nonostante gli strati di tessuto. Mamma non si lamenta, anzi sembra che le piaccia, così infilo la mano direttamente dentro il vestito e posso sentire il calore della pelle.

Il mio tocco sul capezzolo la distrae per qualche attimo dal massaggio: sento che la mano perde la presa e mamma si lascia scappare un gemito dalla bocca. Il capezzolo mi sembra enorme, quasi sproporzionato rispetto al seno. Non posso resistere e allora finisco per tirare fuori una tetta dal vestito e piego la testa per succhiarlo.

Non credo di aver mai provato una sensazione così divina: mamma che mi masturba, muovendo la mano sempre più veloce, e io che le succhio una tetta. Mordicchio anche quel grosso capezzolo, per saggiarne ancora meglio la consistenza, e sento un altro gemito, più forte, che esce dalle sue labbra.

La mano si fa sempre più veloce, come a seguire il ritmo della mia lingua sul seno. Non posso durare ancora molto e non è il posto né il momento per spingersi a provare qualcos’altro. Quindi mi lascio andare e le esplodo in mano: un fiotto di sperma caldo che mi ricade sulle cosce e probabilmente va a sporcare anche il sedile della macchina.

Stringo i denti sul capezzolo, per soffocare un urlo, e la sento gemere: forse sono riuscito a farla venire solo leccandole il seno, senza che nemmeno si toccasse. Immagino le sue mutande bagnate e il mio cazzo da ancora una spinta, prima di accasciarsi ormai flaccido.

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