Un massaggio perfetto – Racconto Gay

La città in pieno agosto è decisamente noiosa: chi può se ne è andato in vacanza. Chi deve restare al lavoro, come me, vorrebbe stare rintanato a casa se può godere dell’aria condizionata. O anche al lavoro, se l’ufficio è climatizzato: tutto, pur di non uscire con il caldo opprimente.

In effetti faccio così anche io: ho spedito moglie e figlio in vacanza al mare, la prossima settimana conto di raggiungerli e di godermi un po’ di relax. Ma per questi giorni mi sono dovuto arrangiare con piatti pronti e notti troppo calde. 

Visto che al lavoro ho finito presto, ne ho approfittato per un giretto per negozi, alla ricerca delle ultime cose da mettere in valigia. E tornando a casa, un volantino che spuntava dalla cassetta della pubblicità condominiale aveva attirato le mie attenzione. 

“Massaggi professionali: garantiamo sicurezza, professionalità e discrezione.”

Seguiva il numero di telefono e l’indirizzo: poche centinaia di metri da casa. Forse l’ennesimo centro massaggi cinese? Non mi dava questa impressione. In effetti non avevo nulla di particolare da fare, i vicini ficcanaso erano tutti via e sarebbe stato un modo alternativo di passare un’oretta prima di cena.

Quindi avevo telefonato, per verificare se ci fosse uno spazio libero per me. A rispondere era stata una donna, decisamente non cinese. Un’ora libera, dalle 19 alle 20, c’era e il massaggiatore si chiamava Massimo.

Almeno non mi ero sbagliato e non sarei finito nel classico bordello travestito da centro massaggi: mi sarei dovuto accontentare di un massaggio “normale”, fatto da un uomo oltretutto. Ma andava bene anche così, evitare le tentazioni è il miglior modo per non cedere alle stesse.

Mi ero fatto una doccia e presentato puntuale all’appuntamento: difficile distinguere il centro massaggi dalle tante attività della zona, se non si osservava con attenzione la targhetta sul campanello.

L’interno era anonimo e anche un po’ asettico: proprio come ci si può aspettare da un centro professionale. Mi aveva accolto al desk una ragazza, probabilmente quella che aveva risposto al telefono, e avevamo sbrigato le formalità necessarie prima di farmi accomodare nello spogliatoio.

Dove avevo trovato il kit per il massaggio, con asciugamano e ciabattine: tutto perfetto, fino a quel momento. Dopo essermi spogliato mi ero diretto verso lo studio. La luce non era troppo intensa, forse per favorire il relax, e Massimo mi aspettava in piedi, con in mano una boccetta di olio da massaggio.

Poteva avere qualche anno meno di me e sembrava un ragazzo simpatico: mi aveva fatto stendere sul lettino, prima a pancia sotto, e aveva iniziato a massaggiarmi. In effetti ci voleva, le sue mani riuscivano a sciogliere la tensione dei miei muscoli. Aveva insistito in particolare sulla parte bassa della schiena, vicino ai glutei, ma non avevo dato particolare peso alla cosa.

Il massaggio era continuato con me girato a pancia sopra: in questo caso aveva dato molta attenzione alle gambe, concentrandosi sui muscoli della coscia. E, lentamente, risalendo verso l’inguine.

Ero rimasto un po’ perplesso all’inizio, ma in effetti quel massaggio mi piaceva: fin troppo, visto che le mani di Massimo erano davvero vicine al mio pube. E il mio corpo stava reagendo, in modo assolutamente naturale: in fondo, con quel tocco leggero e deciso, come poteva distinguere le mani di Massimo da quelle di una donna?

Il problema sarebbe stato presto visibile e quindi sarebbe diventato imbarazzante: stavo cercando di concentrarmi su qualcosa di spiacevole, come i problemi di lavoro, quando le mani avevano finalmente abbandonato l’interno della coscia, per dirigersi su petto e spalle.

La situazione era migliorata, almeno per un po’: ero tornato a godermi il massaggio, rilassandomi senza pensare a nulla. Le mani di Massimo erano passate lungo le braccia, andando a dedicarsi con attenzione anche alle dita, sciogliendo le tensioni accumulate durante la giornata.

Ero quasi sul punto di addormentarmi, quando le mani di Massimo avevano iniziato a scivolare verso l’addome e poi più in basso, pericolosamente vicino al bordo dell’asciugamano.

Di nuovo quella stimolazione aveva iniziato a farsi sentire troppo in basso: avevo cercato di concentrarmi sul fatto che a massaggiarmi era un uomo e che si trattava di una prestazione professionale. Non ci dovevo trovare nulla di erotico. Ma non sembrava funzionare.

In realtà quello che era erotico era proprio il movimento delle mani, che quando si avvicinava alla mia zona più sensibile, si faceva più sinuoso e delicato. Non mi era nemmeno mai successo che una donna fosse riuscita a eccitarmi così, almeno negli ultimi tempi. Avevo aperto gli occhi, per trovare Massimo intento a fissarmi, indicando il bordo dell’asciugamano: dovevo decidere se lasciarlo continuare nel suo massaggio.

Mi conoscevo, difficilmente ero in grado di resistere alle tentazioni: gli avevo fatto cenno di proseguire e avevo di nuovo chiuso gli occhi. Se la mia eccitazione lo metteva in imbarazzo, sarebbe stato lui a fermarsi.

Il fatto che il mio corpo rispondesse eccitato al suo massaggio non sembrava però creare problemi a Massimo. Che, anzi, aveva aggiunto ancora olio da massaggio per dedicarsi al mio pube. 

Mi massaggiava con movimenti circolari, con la punta delle dita, avvicinandosi sempre di più alla mio sesso. Che in quel momento sembrava deciso a richiedere anche lui le stesse attenzioni dedicate a tutto il corpo: non lo vedevo, ma ero sicuro che svettasse dritto come nelle serate migliori.

Ma Massimo non faceva il passo successivo, arrivava vicino alla base ma sempre senza toccarmi dove lo desideravo di più. Quel massaggio da piacevole si stava trasformando in una sorta di sottile tortura.

Tanto che mi ero accorto di muovermi in modo nervoso: non riuscivo a controllarmi più, avevo bisogno di toccarmi o di essere toccato. E Massimo se ne era sicuramente accorto. Si era fermato di nuovo, aspettando che aprissi gli occhi: la sua mano era vicinissima al mio sesso.

“Vuoi che vada avanti? Dipende tutto da te. Ma se mi lasci fare, ti assicuro che non te ne pentirai.”

Inconsciamente mi ero leccato le labbra e avevo deglutito, faticando a trovare il fiato per rispondere.

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