Una puttana da strada – Racconto Cuckold

Era esattamente la mia fantasia: vederti così, sbattuta sul cofano di un’utilitaria, in mezzo alla campagna, illuminata solo dalla luce della luna. E sentire quell’uomo che ti insulta, ti da della troia. Perché proprio da puttana ti ho fatto vestire questa sera: ti ho portato anche i vestiti adatti, comprati dai cinesi.

Non ti ho detto dove saremmo andati, ma solo chiesto di esaudire la mia fantasia: dovevi fare finta di essere una prostituta e farti portare nella zona dove tutta la città scopa in macchina, sulle alture. E dovevi fare sesso con quell’uomo, mentre io avrei fatto la parte del guardone.

Tu ti fidi di me e, ovviamente, non ti ho messo in pericolo: l’uomo che ti ha caricato a bordo strada non è uno sconosciuto, abbiamo preso accordi precisi, sa tutto quello che può e non può fare. L’ho scelto deciso, con la faccia da duro: almeno è credibile nella parte del cliente.

Quando si è avvicinato e ti ha chiesto quanto, tu hai detto la cifra e proposto un sconto, se foste andati un determinato posto che gli avresti mostrato. Lui ha tentennato un attimo, ottima recitazione, poi ti ha fatto segno di salire.

Vi ho seguiti in auto, a pochi metri: se lui ha rispettato il copione, va piano perché ha già iniziato ad accarezzarti le gambe, coperte dalle calze a rete, e ha infilato la mano sotto la minigonna, cominciando ad accarezzarti senza troppo rispetto. Tanto so che ti ha già trovato bagnata e pronta a essere usata.

Ha scelto un pacchetto completo: sesso orale e poi scopata. Rigorosamente all’aperto, visto che fa caldo ed è una bella serata. E per farmi godere tutto lo spettacolo. Ferma l’auto proprio dove gli ho spiegato: è una radura perfettamente illuminata dalla luna, che mi regala la migliore visuale a pochi metri da voi. Così ti posso anche sentire.

Quando scendete dall’automobile lui ha già i jeans calati e il cazzo di fuori, in erezione. Si vede che la tua figa gli è piaciuta oppure che hai ricambiato le sue carezze: un po’ fuori tema, ma l’idea mi eccita.

Si mette in piedi davanti al cofano e tu ti inginocchi davanti a lui: le scarpe non ti aiutano, ma riesci a sistemarti e lui, senza tante cerimonie, te lo infila in bocca. Ben dotato, per quello che ho visto: non mi ha mentito, quindi ti potrai divertire.

Ti lascia succhiare per un po’: e tu lo fai divinamente, dedicando la giusta attenzione anche alle palle, oltreché al cazzo. Il tempo di venire ancora più duro poi inizia a scoparti la gola: è deciso, proprio come gli ho chiesto, e sono sicuro che ti stanno venendo le lacrime agli occhi. Ti tiene ferma la testa, perché tu non possa muoverti troppo, e ho quasi paura che ti venga in bocca e che il gioco finisca lì: sarebbe un po’ una delusione.

Invece si ferma, lo tira fuori, scintillante di saliva, e ti fa segno di alzarti, mentre si china per prendere qualcosa dai pantaloni. Estrae il preservativo e se lo infila senza perdere tempo, mentre tu ti rialzi e cerchi di salire sul cofano.

Ti prende per i fianchi e ti gira, proprio come d’accordo: ti appoggia la mano sulla schiena, spingendo giù. Tu appoggi il seno al metallo, mentre metti in mostra figa e culo coperti solo dal filetto del perizoma.

Lo vedo prendere la mira e infilartelo dentro con decisione: ormai è coinvolto nella parte e comincia a spingere, con forza e decisione. Lo tira fuori e lo rimette dentro, e riesco a vedere il liquido che ti cola dalle gambe.

E a sentirti: perché dai gemiti quasi trattenuti sei passata a urlare quasi senza ritegno. Tanto qui non ti sente nessuno: e lui a ogni urlo di piacere aumenta il ritmo e ti insulta, oppure ti schiaffeggia il culo. Va sempre più forte, tanto che sobbalzi sul cofano, ma non lo fermi: anzi lo inciti a dartelo sempre di più.

Vedo un’ombra alle vostre spalle: un guardone, proprio come sono io oggi, che ha già l’uccello in mano. Peccato che sia un po’ troppo vecchio, altrimenti si sarebbe potuto unire alla festa: invece si tiene indietro, già contento di potersi godere uno spettacolo del genere così da vicino.

L’uomo aumenta sempre di più il ritmo, mentre le tue urla salgono ancora di intensità: stai per raggiungere il tuo orgasmo, ne sono sicuro quando ti blocchi e poi cominci a tremare, scossa dai fremiti del piacere.

Lui non si ferma, vuole tirarti fuori tutto quello che più: stringe la presa sui tuoi fianchi e continua a pompare, fin quando non ti vede ormai spenta dal godimento. Ora è il suo momento e mi avvicino per godermi questa ultima scena dello spettacolo.

Te lo tira fuori e si sfila il preservativo, mentre tu ti sistemi di nuovo in ginocchio davanti a lui. Anche il guardone si avvicina, per non perdersi il meglio. Lui si masturba, deciso ma senza fretta: vuole godersi il momento, la conclusione di una serata che anche per lui deve essere stata spettacolare. Non capita tutti i giorni di scoparsi una figa come te che si finge una puttana.

Ti fa aprire la bocca e prende la mira: viene con tre schizzi veloci, due ti centrano la lingua, che diligentemente hai spinto in avanti, mentre il terzo si ferma sul mento. Lo vedo colare lungo il collo, lo sperma, fino al seno.

Non si lascia scappare nemmeno un gemito, fedele alla sua parte: e lo stesso fa il guardone, che probabilmente si è venuto nella mano e si ritira nell’ombra, cercando di non farsi notare. Ti rialzi e ti pulisci il viso con un fazzoletto di carta, mentre lui ha già rimesso l’uccello nei pantaloni.

Gli accordi sono chiari: risalite in macchina e tornate al punto in cui ti ha caricata, con me sempre dietro. Riceverai il tuo compenso (che ovviamente ho anticipato io) poi potrò portarti a casa, pronto  finalmente a godere di quello spettacolo nella mia mente.

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