La giornata è stata lunga, fin troppo. Una doccia calda era proprio quello che ci voleva, seguita dal pigiama e dalla comodità del letto. Lei è nell’altro bagno, quello principale, ancora sotto la doccia. Spero che finisca presto, perché non vorrei farmi trovare a letto addormentato.
Non che questa sera sia così in forma, ma è sempre tempo per dedicarle attenzioni: cerco di rilassarmi, ma non troppo, giocando un po’ con il cellulare. Finalmente il rumore dell’acqua cessa: tra poco sarà qui, quindi metto via il telefono. Ma è il rumore che segue, dopo pochi minuti, che mi sorprende davvero.
Secco e regolare: non pensavo che questa sera fosse dell’umore giusto. Invece apre la porta della camera, con indosso quella vestaglia di raso nero che le ho regalato lo scorso Natale e le scarpe nere con il tacco.
Le sento più che vederle, perché la luce della lampada sul mio comodino non è abbastanza per illuminare tutta la camera: ma abbastanza per godermi lo spettacolo che mi vuole regalare questa sera.
La vestaglia è ben allacciata in vita, non mi riesce di capire se sotto c’è qualche altra sorpresa oppure se mi aspetta la sua pelle completamente nuda. Pazienza, devo avere pazienza: so benissimo che è lei a dettare le regole e i tempi del gioco, se provo ad affrettare oppure non riesco a seguire il suo ritmo è destinato a finire.
Chiude la porta dietro di sé: io rimango immobile, in attesa della sua prossima mossa. Decide di giocare a carte scoperte, si avvicina al letto e solleva la gamba fino ad appoggiare il piede destro sul fondo del materasso. I tacchi alti neri, proprio come avevo immaginato: sono a un’altezza vertiginosa, a volte mi chiedo come faccia a camminare. Ma lei è in grado di fare anche molto altro senza toglierseli.
Con un’agilità che mi sorprende sempre di più fa forza sulla gamba e riesce a salire sul letto e restare in equilibrio: sospetto che è per questo che ha scelto un materasso particolarmente duro, non solo perché è il più adatto per la sua schiena, ma anche perché le permette di muoversi come preferisce.
Si avvicina lentamente, facendo attenzione a non cadere: riesce a essere sexy anche in questi momenti. Io non mi sono mosso, semplicemente ho portato le mani dietro la testa, per potermi godere ancora meglio lo spettacolo.
È arrivata all’altezza delle mie gambe quando si ferma e mette la mano sulla cintura della vestaglia: trattengo il respiro mentre slaccia lentamente il nodo, con movimenti lenti ma sicuri, e lascia ricadere la cintura stessa.
Ecco un’altra sorpresa: sono sicuro di non aver mai visto il reggiseno che indossa. Nero, di pizzo, con una sorta di piccolo punto luce posizionato proprio tra i seni. Perfetto per attirare lo sguardo, anche se sarebbe impossibile non notare la perfezione dei suoi seni: della giusta misura e ancora in grado di vincere la forza di gravità.
L’occhio mi cade anche sugli slip: poco più che un filo di stoffa trasparente, immagino come siano ancora più stretti nella parte posteriore, per esaltare la rotondità dei suoi glutei. Anche se non mi sono ancora sfiorato, l’eccitazione è ormai a livello di guardia.
Lascia cadere la vestaglia dal suo corpo: vesto la stoffa che scivola sinuosa, fino a depositarsi su di me. Vorrei essere completamente nudo, per provare la sensazione del raso sulla pelle, ma non è ancora il momento.
Mi lascia qualche minuto per ammirarla poi, con la stessa grazia con sui è salita sul letto, ne discende nuovamente: si gira verso l’armadio e ora possono vedere la sua schiena delicata e intravedere il filo nero che si perde tra le sue natiche.
Si ferma davanti all’armadio e si gira, facendo segno di avvicinarmi: le obbediscono prontamente e salto letteralmente fuori dal letto. Impossibile non notare la mia eccitazione sotto il pigiama che si è fatto troppo stretto. Mi avvicino a lei senza correre: sono solo pochi passi e non intendo rovinare l’atmosfera.
Mi fa segno di fermarmi prima di arrivare da lei e indica il mio pigiama: ha deciso che posso essere nudo. La soddisfo subito: riesco a spogliarmi, cercando di essere il meno goffo possibile, e mi mostro a lei, proprio come mi vuole.
Sorride, quindi è soddisfatta di quello che vede: mi fa segno di proseguire e finalmente sono vicino a lei. Sento il profumo dolce della sua pelle che mi inebria e vorrei tuffarmi in quel corpo, per dare e ricevere piacere senza fermarmi mai.
Mi indica il reggiseno: vuole essere nuda e vuole che la spogli io. Lo faccio lentamente, per non dare noia e per godere del contatto con la sua pelle. Sento che il mio tocco le da i brividi e, mentre le sfilo il tanga, lo sguardo cade di nuovo sui tacchi neri, facendo salire la mia eccitazione ancora di più.
Vorrei baciarli, ma non è quello che vuole lei: mi fa segno di rialzarmi e ora siamo nudi, uno davanti all’altra. Poi, un’altra sorpresa: apre le ante centrali dell’armadio, che all’interno è completamente vuoto. Mi chiedo per un attimo dove sono finiti i vestiti, prima di accorgermi che la parete interna è completamente coperta da un grande specchio.
Illuminato, proprio come quello di un camerino: chissà come ha fatto a farlo installare senza che me ne accorgessi. E ora posso vedere noi due, davanti allo specchio, come se guardassi la scena di un film.
È una sensazione strana: mi guardo mentre allungo nuovamente le mani verso di lei, la attiro a me e la bacio. Dovrei staccare gli occhi dallo specchio ma non riesco: è un bacio breve, lei si sottrae alle mie braccia e si gira, piegandosi in avanti.
Chissà da quanto tempo ci pensa a questo spettacolo: fisso ancora un po’ lo specchio, poi mi avvicino a lei. In effetti non mi serve guardare: conosco il suo corpo a memoria, quindi torno a guardare lo specchio, mentre con le mani mi posiziono nel modo giusto dietro di lei.
Le mani già fremono sulla sua pelle, ma lei si volta verso di me con un sorriso malizioso. «Non ancora…» mi sussurra, e in quell’istante capisco che il vero gioco sta solo per iniziare.
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