Lo avevo notato dal primo giorno in cui era arrivato: aveva proprio l’aria dello studente che ha concluso con successo la maturità e che si è concesso una vacanza premio con gli amici. La differenza rispetto ai ragazzi che frequentavano la spiaggia era che sembrava amare il mare la mattina e le lunghe nuotate: quindi uno sportivo, più che un festaiolo.
Ero sicura che avesse notato anche me: sia perché facevamo colazione alla stessa ora al bar dello stabilimento ormai da tre giorni, sia perché è difficile non notarmi, soprattutto in costume da bagno. Sicuramente avevo il doppio dei suoi anni, ma un fisico più in forma di tante sue coetanee.
Un bel ragazzo: la gioventù cominciava a esercitare un certo fascino su di me. Anche per il fatto che mio marito arrivava giusto per il fine settimana, stanco per il lavoro, e la vacanza era per lo più occuparsi di mio figlio. Per fortuna la mattina mi salvavano le attività del baby club e avevo qualche ora per me.
Avevamo scambiato qualche battuta: all’inizio su argomenti banali, poi eravamo arrivati a presentarci. Lui si chiamava Francesco, proprio come uno dei miei primi amori da ragazzina: forse era il segno del destino.
Dopo la prima chiacchierata al tavolino del bar avevamo deciso di spostarci sulla spiaggia: avevamo anche gli ombrelloni affiancati. Godevo dei suoi sguardi di ammirazione: cercava di non farsi cogliere in fallo, ma non era così facile nascondere il suo interesse. Anche se c’era qualcosa che non riuscivo a definire, che sembrava farlo vergognare di mostrare attenzione.
“Sì, è una bella vacanza, ma doveva esserci anche la mia ragazza. Invece è rimasta a casa, a studiare per il test d’ingresso all’Università.”
Mai rimanere a casa e mandare un ragazzo in vacanza da solo: credevo che le ragazze si fossero fatte più furbe, ma probabilmente non era così. C’è pieno di pericoli per un bel ragazzo solo al mare: con tutte le signore annoiate come me, alla ricerca di compagnia. Bastava solo vincere la ritrosia del ragazzo fin troppo fedele.
Non volevo spaventarlo, quindi non ero partita subito all’attacco: per ancora due mattine ci eravamo limitati alle chiacchiere e a una nuotata insieme. E lui si era lasciato scappare anche qualche complimento sul mio aspetto fisico: avevo mostrato di gradire, senza esagerare.
Gli avevo spiegato che il sabato sarebbe arrivato mio marito: e lui sarebbe partito proprio quella mattina. Quindi dovevo agire, venerdì mattina avrei giocato le mie carte.
Avevo usato una delle scuse più banali: quella di farmi spalmare la crema protettiva sulla schiena. Francesco aveva iniziato in modo timido, facendosi via via più deciso, finché non aveva incontrato l’ostacolo del gancio del reggiseno.
“Slaccialo pure, mi da anche fastidio.”
Per fortuna non se l’era fatto dire due volte e aveva continuato con il suo massaggio, fino a insinuare le dita sui fianchi, proprio vicino all’attaccatura dei seni. Lo avevo fermato, ma solo per sorprenderlo.
“LasciamI girare, così potrai spalmare e massaggiare anche le braccia.”
Aveva obbedito, ma lo sguardo era fisso sui seni, che tendevano a scivolare fuori dal costume slacciato. Nei giorni precedenti mi aveva parlato spesso della sua fidanzata, come io avevo parlato del marito che non c’era mai, ma ero sicura che in quel momento lei non fosse al centro dei suoi pensieri.
Se non fossimo stati esposti a così tanti sguardi curiosi lo avrei lasciato andare oltre anche in spiaggia, ma decisamente c’era bisogno di un luogo più appartato. E anche qui avevo giocato una carta davvero banale.
“Devo andare in bagno, ma davvero non so dov’è. Ti va di accompagnarmi?”
Era scattato in piedi come una molla, rischiando anche di cadere rovinosamente sulla sabbia: avevo visto giusto, era cotto a puntino. Mi aveva teso la mano per aiutarmi ad alzarmi, mentre io mi allacciavo il reggiseno, per evitare di dare spettacolo in mezzo allo stabilimento.
Ovviamente sapevo benissimo dove erano i bagni: e sapevo anche che una delle docce aveva un chiavistello che permetteva di chiuderla dall’interno. A quell’ora le pulizie dovevano essere finite e c’era poca gente in spiaggia, ancora intenta a scaldarsi al sole: avremmo avuto giusto il tempo di una sveltina, ma la cosa mi intrigava molto.
Lo avevo seguito, quasi faticando a tenere il suo passo: lo vedevo di schiena, ma ero più che sicura che, se mi fosse stato di fronte, avrei notato la sua eccitazione anche attraverso il costume largo e morbido che indossava.
Arrivati ai bagni si era fermato di scatto: la mossa successiva era toccata a me, ma lo avevo già messo in conto. Lo avevo afferrato per l’elastico del costume e lo avevo trascinato con me nella doccia: ovviamente non aveva opposto nessuna resistenza, piuttosto mi aveva seguito come un cagnolino.
Avevo chiuso la porta alle nostre spalle, facendo scattare il chiavistello: un rumore secco, che era stato seguito da quello dei miei sandali con i tacchi che picchiavano sulle piastrelle. Mi ero avvicinata lentamente a Francesco, sorridendo: come prevedibile il suo costume faticava a contenere l’eccitazione.
Mi ero fermata a pochi centimetri da lui, slacciando di nuovo il reggiseno del bikini: tanto, il mio seno stava tranquillamente ancora dritto, grazie alla forma e a un ritocchino del chirurgo. Mentre sfilavo il reggiseno sentivo i suoi occhi fissi addosso, quasi famelici.
Avevo abbassato le mani per tornare a stuzzicare l’elastico dei suoi boxer: tirandolo leggermente e poi lasciandolo andare, con uno schiocco leggero. Poi avevo infilato il mio indice all’interno del tessuto, solo per sfiorare qualche centimetro di pelle.
E infine, lo avevo spiazzato nuovamente: tirando giù velocemente il suo costume, aiutandomi anche con la mano sinistra, per trovarmelo davanti completamente nudo.
Non avevo sbagliato per quel che riguardava l’eccitazione e aveva avuto fortuna anche per la dotazione: di tutto rispetto, anche se non una misura xxl. L’importante è che sapesse utilizzarlo bene.
Ma l’ultimo passo lo avevo lasciato a lui: è l’uomo che deve credere di sedurre, altrimenti perde fascino e virilità.
“Allora Francesco, ti va di fare la doccia con me?”
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