“Devo farti conoscere Miguel: fidati, è una persona speciale.”
Sapevo che non sarebbe stato facile convincere mia moglie, come sempre: anche le nostre prime esperienze a tre avevano richiesto una lunga opera di convincimento, prima di andare in porto.
E, allo stesso modo, aveva opposto un’iniziale resistenza quando le avevo spiegato che la mia fantasia era quella di vederla con un altro uomo (o anche di più), senza dover necessariamente essere coinvolto. Il suo piacere era il mio piacere, nel vero senso della parola.
Quando anche quella barriera era stata abbattuta, un’altra fantasia si era palesata alla mia mente: quella di vederla scopata da un uomo di colore, un vero superdotato. Ma qui le resistenze erano davvero difficili da vincere.
“Lo sai che non mi piace il gelato al cioccolato.”
Non era vero, perché mia moglie adorava quel gusto: ma la metafora rendeva bene il suo atteggiamento. Non era attirata dagli uomini di colore, non riusciva a trovare in loro quelle caratteristiche che doveva avere un maschio per piacerle.
Avevo insistito un po’, poi avevo cercato una via diversa, decisamente più tortuosa: se non potevo vederla alle prese con il cacao, mi sarei accontentato di un cioccolato al latte. E Miguel era davvero la persona adatta a vincere le sue resistenze.
Un bel ragazzo mulatto: faceva il barista e decisamente le donne non gli mancavano. Era facile capire quanto ci sapesse fare. Una volta, ridendo, mi aveva confidato come faceva una sorta di “provino” prima di assumere le bariste: che ovviamente erano tutte giovani e belle.
Era nata una certa intesa tra di noi: lui mi raccontava delle sue conquiste amorose e io gli facevo capire, con allusioni sempre discrete, che avevo una moglie che avrebbe gradito un certo tipo di attenzioni.
Era stato subito incuriosito da questa possibilità: probabilmente non era del tutto nuovo all’ambiente della trasgressione, considerando come aveva sottolineato che su di lui si poteva contare non solo per le prestazioni, ma anche per l’assoluta discrezione.
Dopo essermi convinto che lui sarebbe stato la persona giusta, avevo ricominciato con la mia opera di persuasione: non era di colore, al limite poteva sembrare giusto un po’ abbronzato.
E poi parlava perfettamente l’italiano, salvo la leggera cadenza spagnola, e sapeva come muoversi e come comportarsi. Quando mi impegnavo, sapevo perfettamente come diventare davvero insistente.
Tanto che alla fine mia moglie aveva ceduto: non prima però di avere voluto vedere una foto di Miguel, per capire se non le stessi mentendo. Per fortuna aveva dato la sua approvazione: anzi, avevo visto nel suo sguardo un certo interesse. Ero sicuro di avere fatto centro.
Avevo preparato tutta la serata con cura e Miguel non mi aveva deluso: era arrivato vestito elegante ma non troppo, con una camicia che metteva in risalto il suo fisico. E con un mazzo di rose e due bottiglie di champagne: il vino preferito da mia moglie.
Che in effetti aveva superato subito l’iniziale imbarazzo: anche perché Miguel aveva iniziato a corteggiarla, prima complimentandosi per la cucina, poi facendosi sempre più spudorato. Proprio come piaceva a lei.
La cena era stata un susseguirsi di sguardi maliziosi: da parte di Miguel e da parte di mia moglie. La tovaglia era lunga fin quasi a terra, altrimenti ero sicuro che l’avrei notata mentre, distrattamente, urtava leggermente il suo piede, fasciato nella scarpa nera con tacco, con quello del nostro ospite.
Tutto procedeva più che bene: dopo il caffè, che doveva servirci a contrastare gli effetti del vino, ci eravamo spostati in salotto. E qui io avevo preso posto nella mia poltrona che, casualmente, si trovava proprio di fronte al divano in pelle.
Divano su cui si erano accomodati mia moglie e il nostro ospite, impegnati in una conversazione interessante sullo champagne e sui modi di degustarlo.
“Tra i seni di una donna bellissima come te, questo è sicuramente il modo migliore. Magari accompagnato da fragole e cioccolato.”
Nel corso della cena erano passati al “tu” con assoluta naturalezza e questo mi faceva ben sperare per la conclusione della serata. Miguel si era slacciato i primi bottoni della camicia, adducendo il calore prodotto dal vino e dalla compagnia “di una donna tanto sexy.”
Mia moglie aveva riso alla battuta, quindi potevo essere sicuro che il ragazzo le piaceva. E aveva tirato leggermente più in su l’orlo del vestito, che già era corto di per sé: ora offriva allo sguardo complice di Miguel una visione quasi completa sulle sue gambe, lisce e profumate.
Ora toccava a me dare il “là”: come sempre, quando conosceva un uomo per la prima volta, mia moglie aveva bisogno di sentirsi a suo agio. E avevo avvertito anche Miguel: il fatto che io mi alzassi per andare in bagno, era il segnale convenuto per spingersi un po’ più in là nel corteggiamento.
Mi ero alzato e mi ero allontanato: la mia lei era già più che distratta, visto che Miguel si era avvicinato ancora di più e le aveva posato la mano sulla coscia, accarezzandola lentamente. Ero sicuro di aver intravisto l’eccitazione del nostro ospite sotto i jeans: mi aveva detto di essere ben dotato e decisamente non aveva mentito.
In bagno ci ero andato veramente: avevo bisogno di calmare l’eccitazione che mi stava pervadendo da quando era iniziata la cena. Ma avevo lasciato la porta aperta: così potevo sentire che il chiacchiericcio si era trasformato in risate maliziose, poi in rumori decisamente più confusi.
Avevo aspettato solo qualche minuto, poi non ero più riuscito a resistere alla tentazione ed ero tornato verso il salotto, pronto a occupare il mio posto in prima fila. Mi ero fermato sulla porta, per godermi ancora un po’ lo spettacolo senza essere visto.
Come prevedevo Miguel si era levato la camicia e aveva i pantaloni aperti: mentre mia moglie era quasi stesa sul divano, con il vestito completamente sollevato e la biancheria nera in bella vista.
“Allora bella signora, vuoi che ti faccia impazzire? Vuoi fare contento il tuo maritino che ci guarda dalla porta?”
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