Un maestro severo – Racconto Cuckold

Nonostante lei di lavoro debba tenere a bada dei marmocchi urlanti, mia moglie riesce a essere spesso una bambina cattiva: soprattutto quando si parla di sesso. E, davvero, io fatico a starle dietro, visto che ho una decina di anni in più di lei e il vigore comincia un po’ a calare.

Sono quasi sicuro che mi abbia tradito qualche volta: occasioni ne ha avute diverse, anche se non lo ha mai ammesso. Quando ho avuto i primi sospetti ovviamente ho accusato il colpo: ma poco dopo è subentrata una sensazione diversa, di piacere sottile, perverso.

Il sapere che era stata con altri uomini, immaginare come li avesse sedotti aveva il potere di farmi eccitare: tanto che presto non mi ero più accontentato della semplice immaginazione. Volevo vedere, leggere nei suoi occhi il piacere e guardarla mentre perdeva ogni residua inibizione.

Non è stato facile all’inizio parlare di questa fantasia: temevo che avrebbe negato in modo netto, privandomi di questo piacere e continuando a cercare i suoi divertimenti di nascosto. Invece l’idea le era piaciuta e aveva mostrato subito un grande entusiasmo, senza fingere ritrosia o imbarazzo.

Avevamo cominciato con il classico club, dove spesso non era facile trovare un uomo che fosse in grado di soddisfare le sue aspettative. Spesso erano troppo giovani e imbranati, oppure troppo in là con l’età e non in grado di reggere il suo ritmo, proprio come succedeva con me.

Per questo siamo passati a un sito di annunci erotici: è stata lei a chiedermi esplicitamente che mi occupassi della selezione, proprio come se si trattasse di trovare dei giocatori per una squadra di calcio.

E mi ha anche detto che le sarebbe piaciuto provare qualcosa di diverso: magari un gioco di ruolo, che la attirava tanto, e di cui io non avevo mai voluto essere il protagonista. Ma immaginarlo, come avrebbe fatto un regista, era diverso e decisamente più interessante.

Ed era stato davvero facile immaginare la scena in cui lei sarebbe stata volentieri, e io mi sarei divertito a vederla: a ruoli invertiti, diventando l’insegnante di una cattiva bambina. Non le avevo detto però quello che avevo in mente: doveva trattarsi di una sorpresa. E sapevo già che avrebbe gradito.

Ero partito con la “selezione”: mi serviva un uomo con la faccia da ragazzino, quindi non troppo vecchio e, allo stesso tempo, non incapace come molti giovani in cui ci eravamo imbattuti.

Alla fine avevo trovato la persona che mi sembrava più adatta e gli avevo illustrato, per filo e per segno, quello che mi aspettavo da lui. Era stato subito della partita: quindi avevo organizzato il “set” che mi serviva.

Dietro la porta chiusa del mio studio, avevo ricreato una sorta di piccola aula scolastica: la scrivania era diventata la cattedra e avevo recuperato un banco da un amico che lavorava nell’edilizia scolastica.

Poi era stato il turno della divisa: il professore sarebbe arrivato in giacca e cravatta, ma per la mia studentessa avevo scelto il look gonnellina scozzese e la camicia bianca trasparente. Ho aspettato il suo giorno libero, in modo che fosse rilassata e riposata, e l’ho lasciata dormire un po’ di più del solito.

Le avevo preparato una colazione leggera e poi un bagno caldo e profumato: la volevo perfetta per quel gioco. E lei aveva accettato con piacere tutte queste attenzioni, probabilmente chiedendosi quale sarebbe stata la sorpresa successiva.

Aveva trovato il vestito da scolaretta sul letto, vicino a un paio di occhiali finti e a un quaderno, proprio come quelli che utilizzavano i suoi alunni. Ovviamente corredato da una penna grande e colorata.

E, alla fine, l’avevo accompagnata a scuola. Cioè dentro il mio studio, a cui non aveva avuto accesso nei giorni precedenti: ero stato molto attento a non farmi scoprire nelle mie manovre di allestimento, quindi era davvero curiosa di quello che avevo preparato per lei.

L’espressione sorpresa sul suo volto era già di per sé impagabile ed era stata per me fonte di piacere. Vedere quel maestro severo che ci aspettava seduto alla cattedra, con un libro aperto davanti a lui, ci aveva catapultato entrambi nel pieno del gioco. Proprio l’atmosfera che volevo creare.

Lei non aveva fatto domande, si era limitata a sedersi al banco, mentre io mi accomodai nella poltrona che utilizzavo di solito per leggere. E anche il bull che avevo scelto come maestro non si era fatto cogliere impreparato. Con voce severa e con piglio accigliato aveva detto, rivolto a una classe immaginaria:

“Oggi interrogazione.”

Subito lei aveva finto di essere preoccupata e aveva tentato di giustificarsi per non aver studiato: sfruttando probabilmente una parte del novero delle scuse puerili che spesso sentiva a scuola.

Ma il maestro non si era fatto commuovere e aveva chiamato la studentessa alla cattedra per l’interrogazione. Lei era stata perfettamente al gioco, rimanendo in piedi vicino a lui, e rispondendo in modo stupido a domande banali.

Il maestro aveva mostrato sempre di più la sua irritazione, mentre la mia eccitazione saliva di grado: per punizione la sua alunna avrebbe dovuto stendersi a pancia sotto sulla cattedra, per assaggiare qualche colpo di righello che l’avrebbe riportata sulla retta via.

La studentessa aveva obbedito, non prima di aver regalato qualche carezza al suo insegnante: carezze maliziose, ovviamente, puntate soprattutto sul cavallo dei pantaloni.

“Quale righello userà, prof? Quello che ha nei pantaloni mi sembra fin troppo duro, potrebbe farmi male.”

Stavo per impazzire dal piacere quando lei si era piegata sulla cattedra e il professore aveva sollevato la gonna, per scoprire un sottile tanga di pizzo nero. Due sculacciate, sonore ma sicuramente non dolorose, erano state il preludio di quello che sarebbe accaduto poi. La giusta punizione per una bambina cattiva.

Lei aveva fatto uscire un gemito leggero, un misto tra piacere e dolore: e nel frattempo il professore si era posizionato proprio dietro di lei, slacciandosi i pantaloni e lasciandoli cadere fino alle caviglie.

Io mi ero sistemato meglio, per non perdere nemmeno un secondo di quello spettacolo: e avevo atteso la sua mossa.

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