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Una parrucca e un paio di calze – Racconto Femdom

“Devi accompagnarmi, la prossima settimana: e ricorda che è una serata per sole donne.”

La mia padrona era stata assolutamente netta nel suo ordine: come sempre, non ammetteva repliche. Anche se sapeva benissimo quale difficoltà sarebbe stata per me accompagnarla: ovviamente vestita da donna.

Avevo chinato il capo ed era iniziata una minuziosa preparazione: prima di tutto la depilazione di braccia e gambe, con una ceretta a caldo molto dolorosa. Ma una donna non stava bene con i peli sulle gambe. 

Poi la scelta del vestito: la padrona aveva scelto una gonna fin troppo corta, con delle calze a rete che solo in parte potevano nascondere la mia pelle. Una maglia non troppo stretta e non troppo scollata: altrimenti la protesi che dovevo indossare si sarebbe notata. Il perizoma, perché gli slip non sono adatti a una donna. E una parrucca bionda.

Quello era stato il particolare che mi aveva turbato di più: sapevo di dover obbedire agli ordini, ma la padrona era stata particolarmente crudele. Infatti non amavo molto le bionde: e lei mi aveva obbligato a diventarlo.

Ovviamente avevamo curato anche il trucco: non esagerato, altrimenti mi avrebbe reso più simile a un clown. Mentre dovevo sembrare comunque una donna: non bella, molto androgina, ma una donna. Questo era il suo desiderio: una donna che fosse sua amica e, allo stesso tempo, sua schiava devota.

In effetti non ci eravamo mai spinti così oltre: mi aveva già fatto indossare la gonna, in alcune serate particolari. E dovevo quasi sempre indossare un collare rosa, anche nascosto sotto colli dei maglioni e sciarpe, per ricordare di essere sempre al suo servizio.

Qualche volta avevo anche indossato le scarpe con i tacchi: era stato difficile camminare all’inizio, ma poi era diventato quasi naturale e in casa spesso le portavo per lei.  Ma questa volta si trattava di uscire allo scoperto, non più in un ambiente riservato, ma in un locale pubblico.

Anche se quella sera era dedicata alle donne, con tanto di spogliarello maschile: una situazione non facile, ma una prova che dovevo superare. 

La notte prima di uscire non ero praticamente riuscito a dormire: il timore non era solo quello di fare una pessima figura in pubblico, quanto di deludere la mia padrona. Che ovviamente mi avrebbe negato per lungo tempo, se non per sempre, le sue grazie.

Per quel motivo avevo dedicato alla mia trasformazione tutto il pomeriggio: l’ordine era di farmi trovare pronto per il dopo cena. La mia padrona mi avrebbe aiutato solo con le calze e con la parrucca.

Quando era arrivata, avevo visto nei suoi occhi un fugace ombra di approvazione per la mia opera: ovviamente non aveva detto nulla, mi aveva sistemato le calze, con le sue mani di seta che scorrevano sulle mie gambe, e la parrucca. Poi mi aveva dato una pelliccia rosa ed eravamo uscite.

Per fortuna il locale era poco illuminato: avevo il terrore che qualche donna si accorgesse del fatto che mi ero travestito e interpretasse male tutta la situazione. Con quella luce fioca e con l’alcool che scorreva a fiumi, il rischio era scongiurato: al massimo, avrebbero pensato che ero timida.

Alcool a cui avevo attinto anche io, ovviamente con il permesso della padrona: qualche bicchiere mi aveva permesso di rilassarmi, e mi ero anche guadagnato un posticino in un divanetto che sembrava tranquillo.

Sembrava: il problema era sorto quando era iniziato lo spettacolo e avevo visto che la mia padrona diceva qualcosa a uno dei ballerini che avrebbero animato la serata. E lo diceva indicando me: temevo che avesse in serbo qualcosa di particolarmente umiliante e difficile, ma non credevo arrivasse a tanto.

Il ballerino, un bel moro muscoloso, probabilmente sudamericano, aveva sorriso e annuito, per poi cominciare il suo spettacolo sulla pista da ballo. Con un vestito da poliziotto, uno dei più classici per queste serate.

In effetti ballava bene ed era andato avanti per un po’, a mostrare le sue grazie alle donne che avevano preso d’assalto il locale e che sembravano impazzite. Allungavano le mani e cercavano di attirarlo verso di loro, per potersi strusciare, per sentire meglio quella pelle di ebano e quei muscoli guizzanti.

Poi lo spettacolo era finito e lo spogliarellista si era avvicinato verso il divanetto dove ero seduto: la mia padrona aveva preso posto poco lontano da me, nella posizione perfetta per godersi lo spettacolo.

Perché era il momento dello spettacolo privato: con indosso solamente un perizoma che faticava a nascondere la sua dotazione, il finto poliziotto si era messo a ballare a pochi centimetri da me. E aveva anche cominciato ad accarezzarmi, limitandosi per fortuna a far scorrere le mani sulle calze a rete, senza cercare di risalire sotto la gonna: probabilmente stava seguendo gli ordini precisi della padrona.

Si era fatto sempre più vicino, tanto da sentire il suo pene contro la mia gamba: probabilmente non si era accorto che ero un uomo, oppure era proprio questa situazione a intrigarlo, visto che riuscivo a percepire la sua eccitazione.

Avevo cercato lo sguardo della mia padrona, sperando di essere alla fine di quella tortura, ma nei suoi occhi avevo letto il perverso piacere per cui mi avrebbe spinto oltre quel limite. Mi aveva fatto cenno, indicando lo spogliarellista, che proprio in quel momento si era staccato da me, per levarsi anche l’ultimo pezzo di stoffa.

L’ordine era chiaro: dovevo toccare quello che avevo davanti a me, era un regalo per la donna che impersonavo quella notte. Dovevo vincere il mio timore: il ragazzo continuava a ballare, ma io vedevo solo la sua eccitazione e lo sguardo severo della mia padrona.

Non avevo mai toccato un altro uomo e non mi attirava nemmeno l’idea: ma in quel momento avevo sentito, oltre all’obbligo di obbedire agli ordini, anche uno strano impulso, di provare qualcosa che conoscevo perfettamente, ma che era anche misterioso.

La mia parte razionale mi stava bloccando, ma la mia mano sembrava rispondere a un comando più profondo, che la muoveva verso qualcosa che non sapevo di desiderare.

Vuoi sapere se sono riuscito a toccare lo spogliarellista e ad andare oltre? Ascolta la versione integrale e non censurata su Pulsioni.it.

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