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Dietro al banco del bar – Racconto Trans

Serata poco interessante in discoteca: qualche ragazza che mi sono già fatto e qualche milfona che non ho proprio voglia di provare. Devo essere più ubriaco per farcela. Unica novità: la nuova ragazza dietro al banco del bar.

Bionda, alta, gran figa: un seno prorompente, che sembra voler uscire a tutti costi dal top striminzito. Rischia di andare buca e rischio anche di prenderle dal buttafuori, ma decido di provarci lo stesso.

“Ehi, ma da quale sogno erotico sei appena uscita?”

Sarà un approccio un po’ volgare, ma ho notato che spesso mi porta più fortuna di altri: almeno mette subito in chiaro che sono lì per un po’ di divertimento, non per conoscere la donna della mia vita.

La bionda sorride, non sembra infastidita: ho evitato di farmi buttare fuori. Ordino un’altra birra, mentre mi presento. Lei si chiama Lucrezia, lavora qui da un po’, ma non ci siamo mai incrociati. La serata con poco movimento la spinge a essere loquace: insieme al fatto che sono comunque un bel ragazzo.

“A proposito di sogno erotico…forse sono uscita proprio da uno dei tuoi. Scommetto che ne fai davvero tanti.”

“Certo, ma sono anche in grado di farli diventare realtà.”

La mia risposta pronta la fa ridere di nuovo: e la intriga, tanto che mi propone di accompagnarla a casa dopo la fine del turno. Ottimo, la serata non poteva prendere una piega migliore, quindi sorseggio la mia birra, in attesa che scocchi l’ora x.

L’aspetto nel parcheggio: una precauzione, giusto per non dare troppo nell’occhio. Quando la vedo avvicinarsi già mi sale l’eccitazione: al posto dei jeans aderenti e del top indossa un vestito corto, anche questo aderente, che disegna perfettamente le sue curve. Oltre al seno, ha anche un sedere che è uno spettacolo.

Durante il tragitto facciamo due chiacchiere e lei mi chiede se può fumare: di solito non lo consento in auto, ma per lei faccio volentieri un’eccezione. Mentre siamo fermi a un semaforo la osservo mentre aspira il fumo e poi lo spinge fuori, delicatamente: anche le labbra meritano un dieci, mi piacerebbe sentirle, soprattutto sul mio sesso. Ma credo che ci sarà modo di farlo succedere: Lucrezia sembra esattamente sulla mia stessa lunghezza d’onda, divertimento senza impegno.

Scatta il verde e recupero subito l’attenzione: se continuo a guardarla in questo modo, c’è il rischio che le salti addosso direttamente a bordo strada. Invece mi va di godermi la serata fino in fondo.

Arriviamo a casa sua: un condominio anonimo, appena fuori città. Mi fa parcheggiare ed entriamo nell’androne del palazzo, per poi salire in ascensore. E qui mi sorprende per la prima volta: mi fa segno di stare zitto, poi si avvicina e comincia  a baciarmi, avvinghiandosi a me.

Sento le sue curve sotto le mie mani, ma il viaggio fino al quarto piano è fin troppo breve: Lucrezia si stacca da me e va ad aprire la porta d’ingresso, mentre io rimango per un attimo indietro. Il tempo di godermi lo spettacolo di quel culo che si muove sinuoso, una promessa per i momenti che verranno dopo.

Il tempo di varcare la soglia di casa e siamo di nuovo avvinghiati in un abbraccio focoso: in qualche modo mi conduce fino alla camera da letto, mentre inciampiamo su mobili e sedie. E qui si ferma solo pochi secondi, il tempo di accendere una luce che illumina davvero poco, per poi ritornare all’attacco e impadronirsi di nuovo delle mie labbra.

La lascio fare, mentre con le mani percorro avanti e indietro le curve del suo corpo: il seno sembra rifatto, ma non  me ne importa, va benissimo così. Le chiappe invece sono originali, belle sode, come non mi capita da tempo di sentirne.

Si stacca nuovamente da me, ma solo per iniziare a sbottonarmi la camicia: vorrei facesse più in fretta, ma si prende tempo. Arrivata all’ultimo bottone quasi lo strappa, per poi attaccare i jeans: niente esitazione questa volta, li slaccia e li tira giù, insieme ai boxer, dando un po’ di libertà alla mia eccitazione.

“Ci avevo visto giusto allora: una bella dotazione, proprio come piace a me.”

Mi ha osservato meglio di quanto mi sia accorto: sentire lodare la mia dotazione ovviamente mi eccita ancora di più tanto che allungo le mani verso il suo vestito. Ma lei mi blocca. E fa un passo indietro: si passa le mani sul vestito e lo slaccia con un movimento veloce, facendolo cadere ai suoi piedi.

Un vero spettacolo: il seno è racchiuso da un reggiseno leggero di pizzo, posso persino intravedere i capezzoli perfetti. Nemmeno un filo di pancia sull’addome e un perizoma di pizzo nero, che fa il paio con il reggiseno. Ma qualcosa mi colpisce, qualcosa che di certo non mi aspettavo.

Il perizoma nasconde a fatica un pene, niente di enorme, ma c’è: non posso credere che Lucrezia sia una trans e io non me sono accorto. Lei ride, senza imbarazzo. decisamente la figura dello scemo la sto facendo io, devo avere un’espressione idiota sul viso.

“Dai, non mi dire che non l’avevi notato. Guarda che non ti devi preoccupare, a me piacciono i bei ragazzi, ma non devo farmeli per forza.”

Sono in difficoltà: da una parte vorrei scappare, dall’altra quando mi ricapita una figa così? E se vuole essere scopata, perché non accontentarla? C’è però sempre quel “problema”, che per fortuna il buio maschera un po’, altrimenti avrei già perso tutta l’eccitazione.

“Fidati dai, non farò nulla che non vorrai. E ti assicuro che quando avrai assaggiato la mia bocca e il mio culetto, non potrai certo lamentarti.”

Lo dice in un modo che sa di promessa, come un’incantatrice di serpenti: di sicuro sta incantando il mio, che ha recuperato tutta la sua baldanza. Soprattutto quando la vedo che si inginocchia, in equilibrio perfetto nonostante i tacchi alti e si avvicina con quelle labbra rosse al mio pube.

Sono davvero incantato, mentre attendo che superi quella breve distanza.

“Allora, vuoi provare qualcosa di nuovo? Ti prometto che non te ne pentirai.”

Vuoi sapere cosa ho fatto con Lucrezia quella notte? Ascolta la versione integrale e non censurata su Pulsioni.it.