“Guarda che devi divertirti Giada, non puoi continuare a pensare a quell’idiota.”
Giulia aveva ragione: ma dopo l’ennesima delusione con un uomo che si era finto libero, invece era sposato, ero davvero giù di morale. Poi non ero mai stata una da “una botta e via”, nelle storie ci mettevo sempre l’anima.
“Lascia fare a me, che ti faccio passare una serata di quelle davvero indimenticabili. Così ti levi dalla testa quello stupido del tuo ex.”
Ovviamente le avevo proibito di andare a ingaggiare qualche spogliarellista o, peggio, un accompagnatore: sarebbe stato solo squallido, per nulla divertente. Ma Giulia mi aveva sorriso, un sorriso che era foriero di guai, sicuramente.
“Stai tranquilla, ho pensato già a tutto. Vedrai che non ti potrai lamentare. Tu hai bisogno di una scossa.”
Forse tutti i torti non aveva: una scossa era quello che mi ci voleva per riprendermi dall’apatia in cui ero caduta. Ma quale poteva essere la scossa a cui pensava Giulia? Ero rimasta con il dubbio per giorni, finché non era arrivato un suo messaggio.
“Questa sera hai appuntamento alle 20 per un aperitivo: locale elegante, quindi vestiti bene, magari anche un po’ sexy. E vedi di non fare tardi. Il tuo contatto sarà K. Ti riconoscerà.”
Solo K? La cosa si faceva sempre più complicata: ma ora ero in ballo, quindi mi toccava ballare. Avrei cercato di adattarmi, in fondo non ero obbligata a fare nulla, salvo forse passare una bella serata.
Il locale era davvero carino: luci soffuse, tavoli piccoli, adatti per un massimo di due persone, perché quattro sarebbero stati già troppo stretti, musica di sottofondo. Un cameriere elegante mi aveva accolto: gli avevo detto che aspettavo K e mi aveva fatto accomodare a un tavolino nell’angolo più lontano dall’ingresso.
Proprio in quel momento era arrivato un altro messaggio di Giulia.
“Ricorda di essere open mind e di non giudicare un libro dalla copertina.”
Tutti questi misteri mi lasciavano sempre più perplessa: mentre cercavo di capire cosa diavolo volesse dire, una donna elegante, dai capelli biondi lunghi si era avvicinata al tavolo.
“Ciao Giada, io sono Katia.”
Ero rimasta di stucco: che diavolo di scherzo mi aveva fatto Giulia?
“Non preoccuparti, non si tratta di uno scherzo. Giulia mi ha raccontato delle tue disavventure e mi ha chiesto una mano. O, meglio, qualcos’altro.”
Ridendo si era seduta di fronte a me, come se nulla fosse. Io mi ero riscossa dalla sorpresa e avevo cercato di spiegare che forse c’era stato un errore.
“No tranquilla, nessun errore. Si tratta di passare una serata piacevole, senza obblighi per nessuna delle due. E, non temere: mi vedi come una donna, ma non lo sono ancora del tutto.”
Ero diventata paonazza: avevo capito finalmente, Giulia mi aveva combinato un appuntamento con un trans. Decisamente una scossa. Non sapevo cosa fare: alla fine mi ero affidata alla fortuna, in fondo la serata poteva davvero finire con un semplice aperitivo.
Invece Katia mi aveva affascinato con la sua simpatia e il suo carisma. Il vino era buono e la conversazione era ottima: avevo riso come non mi capitava da tempo.
A un primo bicchiere ne era seguito un altro, poi un altro e un altro ancora: alla fine della nostra apericena ero decisamente brilla. Tanto che Katia si era offerta di accompagnarmi a casa: ma non volevo ancora che la serata finisse. Tanto che eravamo andate in un altro locale, dove si poteva anche ballare.
Non ero un granché in pista, ma Katia compensava la mia goffaggine: avevamo bevuto e ballato, guadagnandoci gli sguardi attenti di buona parte dei ragazzi presenti. Katia mi stringeva i fianchi e mi guidava: e mi piaceva, mi eccitava il contatto con il suo corpo che era simile al mio, ma anche molto diverso. Prima che qualcuno provasse un approccio, eravamo uscite di nuovo, questa volta dirette a casa.
Ero talmente allegra di non preoccuparmi nemmeno di avere la casa in disordine: e nemmeno Katia sembrava farsi un problema. Aveva iniziato a baciarmi in ascensore, mentre io le infilavo le mani sotto la gonna corta, accarezzando la pelle morbida e le curve.
Avevamo continuato nel corridoio e fino al ballatoio: probabilmente i vicini curiosi avevano sentito le nostre voci, ma in quel momento non me ne fregava di meno. Ero divertita ed eccitata: e avevo voglia di scoprire se anche Katia era eccitata come me.
Non era stato facile aprire la porta con lei che mi abbracciava da dietro e mi baciava sul collo: così vicine, mi ero resa conto che la cosa le piaceva, eccome. Era davvero una bella scossa, ero tanto eccitata che avevo sbagliato chiave per due volte di fila, prima di trovare quella giusta.
Raggiungere la camera da letto era fuori discussione: troppa strada da fare. Avevamo finito la nostra corsa sul divano del salotto: non era comodo, ma quella sera potevo fare un’eccezione.
Katia aveva preso il comando della situazione: mi aveva fatto sedere comoda e mi aveva sollevato il vestito, fino a togliermelo del tutto. Per fortuna avevo scelto la lingerie migliore: anche se il mio fisico non poteva di sicuro competere con il suo.
Si era slacciata la camicia bianca, anche perché non c’erano più molti bottoni ancora allacciati dopo il tragitto in ascensore, e si era sfilata la gonna. Aveva davvero un corpo perfetto: e, sotto il perizoma rosso, nascondeva una sorpresa di dimensioni davvero interessanti.
Avevo allungato la mano, limitandomi però a toccare il seno: finto, ma comunque molto simile a uno naturale. Mi ero persa in quella strana sensazione, tanto da non accorgermi che lei mi aveva slacciato il reggiseno e sfilato il perizoma.
Ero completamente nuda, eccitata dal magnetismo che emanava quel corpo e quello sguardo. Katia si era inginocchiata di fronte a me, aveva aperto le mie gambe con delicatezza e si era avvicinata, tanto che sentivo il calore del suo respiro sulla pelle delle cosce. Mi aveva fissato per un attimo, con quegli occhi chiari penetranti, prima di tuffare la bocca in mezzo alle mie gambe.
Vuoi sapere fin dove mi sono spinta con Katia? Ascolta la versione integrale e non censurata su Pulsioni.it.