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Il piacere di obbedire – Racconto Femdom

Il rapporto con Marta era iniziato in modo passionale, sicuramente, ma anche come molti altri rapporti che avevo avuto nel corso della mia vita. Dopo i primi incontri avevo però capito che non era solo la chimica sessuale a unirci: mi ero davvero innamorato, forse per la prima volta.

Ero disposto a tutto per quella donna affascinante e che emanava potere in ogni suo gesto: sia quando dirigeva il suo ufficio, sia quando mi dava ordini in camera da letto. Non potrò mai dimenticare il primo vero ordine, e anche il primo vero scontro, che ha caratterizzato il nostro rapporto: più che uno scontro è stata la prima volta che sono dovuto scendere a patti con la mia dignità, offrendo obbedienza.

A Marta piace molto il sesso orale e ha dimostrato fin da subito di gradire questo tipo di attenzione da parte mia: ho ricevuto da subito i complimenti per la mia tecnica. Ovviamente il mio orgoglio maschile ne era felice, ma mi sarebbe piaciuto ricevere in cambio lo stesso trattamento, se non sempre, almeno qualche volta. Ma questo non accadeva mai: Marta si fermava prima del momento clou, di solito facendomi proseguire con un rapporto oppure concludendo manualmente.

Le prime volte non avevo osato chiedere spiegazioni, non mi sembrava corretto: ma poi era stata lei, come fosse la cosa più naturale del mondo, a spiegare la sua visione della cosa.

“Non ricevo nulla in bocca da un’altra persona se la persona stessa non è pronto a riceverlo da me.”

Avevo dovuto pensarci un attimo, poi avevo capito: non lo avrebbe fatto, almeno fino a quando non fossi stato pronto a dividere con lei il mio seme. Non mi sembrava una cosa così difficile da fare: non lo avevo mai fatto, ma in fondo, era sempre “roba mia”.

“Eh no, caro, così sono capaci tutti: dovremmo dividere quello di qualcun altro.”

Avevamo una relazione fondamentalmente aperta, come da suo desiderio: sapevo quindi che vedeva altri uomini e lo accettavo. Ma doverla dividere così, non sapevo se ci sarei riuscito. Era una sfida: ma dovevo superarla se non volevo perderla. Lei non lo aveva detto esplicitamente, ma lo sentivo, nel profondo: mi stava mettendo alla prova, per capire se potevo davvero essere l’uomo pronto a dividere con lei il futuro.

Le avevo chiesto come avrebbe dovuto svolgersi “la situazione”: era stata molto precisa, segno che aveva già preparato tutto, sicura del fatto che mi sarei piegato alla sua volontà. Il terzo sarebbe stato un amico che frequentava da tempo e di cui si fidava: nessuna implicazione sentimentale. Sarebbe stata una tranquilla serata di sesso a tre: con quella specifica variante di condivisione che mi aveva chiesto. Io non avrei dovuto partecipare attivamente con lui.

“Almeno per adesso.”

Non erano state solo le sue parole, ma anche il tono che mi aveva fatto venire un brivido: di paura, ma anche di piacere.

Lei avrebbe fatto sesso orale al terzo, mentre lo riceveva da lui, poi ci saremmo scambiati un bacio profondo e passionale. Solo dopo quella prova avrei potuto ricevere il mio premio. Che in primo luogo sarebbe stata vederla soddisfatta.

Ero nervoso quella sera: anche se l’amico, che conoscevo di vista, ci aveva accolti e aveva tentato in ogni modo di mettermi a mio agio. Doveva conoscere bene Marta e la sua indole dominante. Io avevo portato una bottiglia di buon prosecco: se non l’avessimo finita prima, forse mi sarebbe stata utile poi, per cancellare il sapore del nostro ospite.

Avevamo chiacchierato per un po’: non avevamo toccato l’argomento “clou” della serata, anche se probabilmente il nostro ospite qualcosa doveva sapere. Ci eravamo limitati a qualche semplice allusione sulle passate esperienze che avevano avuto insieme e sulle conquiste della mia signora. Fino a che Marta non aveva deciso che era finito il tempo dei convenevoli. Si era spogliata, rimanendo solo in intimo di pizzo nero, e aveva fatto cenno a noi uomini di fare altrettanto.

Non avevamo esitato: anche se per me non era la prima volta in cui ero nudo accanto a un altro uomo, non era stato un così grande problema. Forse grazie anche al prosecco. E Marta che si era stesa sul divano, in attesa di quello che avremmo fatto noi uomini, era comunque riuscita a eccitarmi.

Io mi ero inginocchiato davanti a lei: un modo per stare comodo, ma anche un segno della mia devozione. Il nostro ospite si era sistemato accanto a lei sul divano, in modo che non dovesse fare troppo sforzo per raggiungerlo con la sua bocca divina.

Avevamo seguito il copione alla lettera: io mi ero dedicato a lei con il massimo impegno, mentre lei si dedicava al nostro ospite. Avevo evitato di guardare: non sapevo quale effetto poteva farmi e non volevo rovinare la mia concentrazione: Marta non avrebbe sicuramente gradito una perdita di ritmo o un’interruzione.

Sia io che Marta eravamo stati fin troppo bravi nel dare piacere al nostro partner: lo avevo capito dai suoni che arrivavano sopra la mia testa, che non davano adito a nessuna confusione. Non avevo perso il ritmo e mi ero impegnato affinché lei potesse provare piacere: perché sapevo che il suo piacere sarebbe stato il mio, probabilmente nel giro di pochi minuti.

Ma ora si trattava di fare il grande salto: se non avevo avuto problemi a stare nudo accanto a un altro uomo, in una situazione decisamente particolare, condividere il suo seme era qualcosa di molto diverso.

Il nostro ospite si era ritirato in disparte: silenziosamente lo avevo ringraziato, averlo troppo vicino mi avrebbe messo ancora più in difficoltà. Marta si era chinata verso di me, con un’espressione visibilmente soddisfatta e la bocca inclinata in un sorriso malizioso, anche se chiuso.

Non mi aveva dato il tempo di alzarmi: era stata lei a piegare il corpo per abbassare il suo viso verso il mio: vedevo le sue labbra dove il rossetto era sbavato, che si facevano sempre più vicine, e una goccia di liquido bianco che faceva capolino nel mezzo del rosso accesso.

Non aveva parlato, ma mi aveva afferrato forte la nuca.

Vuoi sapere se sono riuscito a baciare Marta quella sera? Ascolta la versione integrale e non censurata su Pulsioni.it.