Mi chiedo perché sono venuta a questo appuntamento: per chiarire, ovviamente, ma anche per vedere in faccia l’amante di mio marito. Che ha fatto scoprire il suo tradimento nel modo veramente più banale: con una chat non cancellata sul cellulare.
Avrei potuto fare una scenata, minacciare un divorzio sanguinoso, invece avevo scelto la strada più complicata: conoscere la donna con cui mi tradiva. Che probabilmente era una collega, banalità della banalità.
Le avevo scritto, giocando da subito a carte scoperte: dal tono delle risposte, non mi era sembrata molto sorpresa di quanto accaduto. Nessuna negazione o tentativo di giustificazione. E, alla mia richiesta di un incontro, una risposta positiva praticamente immediata.
Avevamo scelto un bar anonimo, lontano dal centro e da occhi indiscreti: ero arrivata in anticipo, come mia abitudine, e mi ero seduta a un tavolino fuori, defilato rispetto agli altri. Io indossavo una giacca nera, mentre lei avrebbe indossato un cappotto rosso, come segno distintivo.
Era arrivata puntuale: una donna normale, qualche anno più di me, nulla però che avrebbe colpito la mia attenzione, se non fossimo state in quella situazione surreale. Sicuramente un bel fisico e un bel portamento, ma tutto finiva lì.
Ci eravamo presentate, con un po’ di ovvio imbarazzo da parte di entrambe, e poi avevamo ordinato un caffè. E lei, Sandra, non aveva perso tempo.
“Tuo marito ti tradisce, ma tradisce anche me.”
Mi aveva detto di essere caduta nella trappola “uomo con matrimonio finito” pronto a separarsi e iniziare una nuova relazione: come attore, mio marito aveva un futuro. Poi aveva scoperto che il matrimonio era tutt’altro che finito e che lui aveva anche un’altra relazione.
Non sapevo se ridere o se piangere: eravamo entrambe cornute, illuse da uno stronzo che chissà da quanto si divertiva a mantenere delle relazioni parallele. Ma cosa potevamo fare? Una mega scenata per rovinare la sua reputazione davanti a tutti? Né io né Sandra sembravamo avere il carattere adatto per qualcosa del genere.
“Ci vorrebbe una vendetta più sottile, almeno per toglierci un po’ di soddisfazione. Lasciami pensare a qualcosa.”
Mi ero affidata a Sandra e alla sua voglia di vendetta: e da quel momento, per quanto assurdo potesse sembrare, eravamo diventate “quasi amiche”. Mio marito non sospettava niente, impegnato forse con la sua nuova conquista.
“Ho un piano, se vuoi ascoltarlo.”
L’obiettivo era quello di umiliare l’orgoglio del maschio seduttore: quando me lo aveva spiegato ero rimasta interdetta, ma poi l’idea mi era piaciuta.
Sandra lo avrebbe invitato a casa, per un ultimo incontro chiarificatore: e lì ci avrebbe trovato a letto insieme. Giusto per fargli capire che non era l’unico a poter tradire e che non era poi un fenomeno a letto.
“Ovviamente non dobbiamo fare nulla: per me non sarebbe un problema, anzi mi piacerebbe punirlo per davvero. Ma dipende da te.”
In realtà ero sempre stata attratta dall’idea di fare sesso con una donna, anche se era un segreto mai rivelato a nessuno. Ma farlo con l’amante di mio marito? Sembrava una follia. Comunque, il piano mi sembrava perfetto, quindi avevo accettato: perlomeno di “simulare” il tradimento.
Avevamo organizzato tutto alla perfezione: la casa di Sandra tirata a lucido, luci soffuse, lenzuola rosse e candele. Peccato che il traditore avesse deciso di rovinarci la festa, con una riunione di lavoro all’ultimo minuto.
Quindi ci eravamo ritrovate a bere il prosecco che Sandra aveva messo in fresco, mentre ridevamo di un destino beffardo. Bere a stomaco vuoto non mi faceva bene: forse l’alcool, forse l’atmosfera, ma l’idea di Sandra mi sembrava sempre meglio. Dovevamo avere la nostra vendetta su quell’idiota. E potevamo farlo divertendoci.
Per questo, dopo la prima bottiglia, ne avevamo aperta una seconda: l’alcool mi aveva dato il coraggio, di avvicinarmi a lei sul divano. Come se fosse casuale, le nostre gambe ora si toccavano, mentre continuavamo a ridere di noi.
“Mi hai detto che non sarebbe un problema trasformare la finzione in realtà. Dicevi davvero Sandra?”
Le sue risate si erano fermate e sul viso era comparsa un’espressione interessata e anche maliziosa.
“Mi piacciono gli uomini, ma mi piacciono parecchio anche le donne. E tu sei davvero una bella donna.”
Mi sembravano fossero passati secoli dall’ultima volta che avevo ricevuto un complimento: che sembrava sincero, tanto più che veniva da un’altra donna.
Avevo sorriso, mentre Sandra aveva posato il suo bicchiere e, delicatamente, aveva preso anche il mio: così da vicino potevo sentire il profumo dei suoi capelli e della sua pelle, dolce e delicato, ma anche intenso.
Sandra si era fatta ancora più vicina a me e aveva iniziato ad accarezzarmi la coscia: partendo dal ginocchio, risalendo fino quasi al pube e tornando indietro. Sembrava in attesa di un segnale, per andare avanti.
Mi ero riscossa da quella sorta di trance e avevo risposto alle sue carezze: per non incrociare le mani, ero partita dal seno, che potevo sentire sotto la camicetta leggera. Il mio seno era piccolo, mentre quello di Sandra era più grande e morbido: mi ero imbattuta nel capezzolo, che avevo accarezzato prima con il palmo della mano, poi solleticandolo in modo più deciso. Mi piaceva quello che sentivo.
E piaceva anche a lei, a giudicare dal fatto che aveva chiuso gli occhi e si era lasciata scappare un piccolo gemito di piacere. Che aveva attirato la mia attenzione sulle labbra: l’avevo baciata, senza timidezza, godendomi quelle labbra morbide e profumate dal rossetto.
Non credevo di poter essere così decisa: avevo esplorato con la lingua tutta la sua bocca e lei me lo aveva lasciato fare, mentre faceva salire la sua mano sempre più in alto. Ma troppo piano per i miei gusti: non mi ricordavo di essermi eccitata così tanto da anni, ero pronta a strapparle i vestiti di dosso e a strappare i miei.
Le avevo lasciato le labbra e, fissandola negli occhi, le avevo afferrato il polso, pronta a portare quella mano calda e quelle dita affusolate dove sentivo più forte il mio desiderio.
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