Una serata calda: come capita spesso ad agosto. Avevo chiesto a mia moglie se voleva fare due passi dopo cena, per goderci un po’ della brezza più fresca che saliva dal mare, ma avevo ricevuto una risposta negativa: non voleva perdere la sua telenovela turca preferita.
Probabilmente sognava di essere presa tra le braccia di uomini robusti, con barba e capelli neri e muscoli definiti: anche se non sapevo cosa ci avrebbe fatto, visto che il sesso non le interessava più da tempo. O, forse, non le era mai interessato davvero
Ero sceso da solo: non mi andava di rinchiudermi in casa, davanti allo schermo acceso. Avevo passeggiato per una mezz’ora, in compagnia di coppie di anziani e di cinquantenni come me, che portavano però a spasso il cane, tenendo gli occhi incollati sullo schermo del cellulare. Peccato perché si erano persi i colori del tramonto.
Mi ero fermato al vecchio pontile: quello che segnava il limite della spiaggia di sabbia, oltre c’erano solo scogli poco accoglienti e su cui era facile scivolare. Mi piaceva perché non c’era mai praticamente nessuno e potevo fumarmi una sigaretta in santa pace.
Invece quella sera qualcuno aveva avuto la mia stessa idea: l’avevo vista appoggiata alla ringhiera, con un vestito rosso lungo e leggero, sotto cui era facile intravedere delle curve da far girare la testa.
Nonostante l’età: perché di sicuro aveva qualche anno più di me, anche se li portava più che bene. Me ne ero reso conto quando mi ero avvicinato, attirato soprattutto dal bagliore rosso della sigaretta tra le sue dita lunghe: sarebbe stata una buona scusa per attaccare bottone.
Ma lei mi aveva anticipato.
“Bella serata. Finalmente si è alzata un po’ di aria.”
“Sì, vale la pena di fare due passi a quest’ora, per riuscire a dormire meglio la notte. Ha da accendere.”
Domanda stupida, ma lei aveva fatto finta di nulla e mi aveva porto l’accendino, tirato fuori da una piccola borsa chiara.
“Ti ho visto spesso qui dal terrazzo di casa. Io invece di solito scendo più tardi, quando davvero non c’è nessuno in giro. Sono Marta.”
Quindi abitava poco lontano e sembrava aver gradito il mio approccio: le avevo stretto la mano, non troppo forte e non troppo piano, e mi ero presentato.
“Però sei sempre solo Matteo: vacanza solitaria?”
Avrei potuto mentirle, magari non ci saremmo rivisti più ma avevo preferito giocare a carte scoperte: ero con mia moglie, che non apprezzava più di tanto le passeggiate.
“Un po’ come mio marito. In realtà lui non c’è quasi mai, mi parcheggia qui quasi tutta l’estate, in attesa di ritornare in città, mentre lui è in viaggio per lavoro. In fondo non è così male, mi capita anche di fare incontri interessanti.”
Chissà se io ero uno di questi incontri.
“Mi annoio a stare da sola. E ho anche dei bisogni: e questo sembra un posto fortunato per trovare chi li soddisfa.”
Mi aveva sorriso con malizia: probabilmente mi aveva individuato da un po’, il nostro incontro era stato tutt’altro che casuale. La scelta era la mia: avrei potuto salutare e andarmene. Oppure provare a scoprire cosa mi aspettava nel buio.
“Quali bisogni?”
Un approccio diretto, non mi sembrava il caso di nascondermi dietro una maschera inutile.
“Fisici: un contatto, una carezza, un orgasmo. Non senti questi bisogni?”
Li sentivo eccome: per questo avevo preso quella mano tesa davanti a me, pur sapendo che ci sarebbero potute essere delle conseguenze.
Avevo seguito Marta lungo il pontile e poi sulla spiaggia: ormai era difficile distinguere le forme nelle ombre, dovevo fare attenzione a non inciampare in qualche pietra. C’eravamo fermati proprio sotto il pontile, dove la sabbia incontrava gli scogli.
“Qui si può stare tranquilli, non ci vengono nemmeno i ragazzini. Che probabilmente stanno più comodi nei loro letti, o in quelli dei genitori. Solo una volta ho trovato una coppia che faceva sesso: lei non mi ha visto, ma lui sì. È andato avanti sempre più forte, probabilmente lo eccitava il fatto che qualcuno lo guardasse.”
Mi chiedo quanti uomini ha già portato qui, mentre la seguo in un anfratto che non ero riuscito a vedere prima, ben nascosto tra due scogli.
“Hai qualcosa di esclusivo nel tuo matrimonio? Io sì, bacio solo mio marito. Anche perché sono sicura che non mi tradisce, nemmeno quando è a centinaia di chilometri di distanza. Io basto a lui, ma lui non basta a me.”
Questi discorsi mi stanno mettendo un po’ a disagio e Marta se ne deve essere accorta, perché si ferma e si gira verso di me. Lentamente si sfila la cintura che tiene chiuso in vita il vestito rosso: sotto è completamente nuda.
Probabilmente ha compiuto sessant’anni, forse qualcuno di più, ma ha un fisico che farebbe invidia anche alle ragazzine. All’altezza del pube distinguo una striscia di pelo scuro, perfettamente curato: probabilmente con la stessa tinta dei suoi capelli.
Non so se spogliarmi subito o aspettare: ha detto che sente il bisogno di carezze, quindi decido di iniziare con un tocco leggero sulla pelle. E qualche bacio, che dalle mani risale lungo le braccia verso il collo. Ma sempre distante dalla bocca, proprio come mi ha chiesto.
Ha la pelle calda, come il sole che ormai è solo un ricordo: e un buon profumo, dolce ma non troppo stucchevole. Non c’è un posto comodo dove appoggiarsi, quindi lei si limita a sedersi con grazia sul vestito che è sceso sulla sabbia.
La vorrei seguire ma lei mi ferma, posandomi le mani sulle cosce: e le fa risalire lentamente, ma in maniera decisa, in modo che senta la pressione sui muscoli. Passa vicino al mio punto più sensibile, ma si limita a sfiorarlo, senza indugiare.
Poi arriva fino ai pantaloni: per fortuna non ho messo la cintura questa sera. Pochi movimenti decisi, per slacciare il bottone e tirare giù la zip. La stoffa leggera cade intorno alle mie caviglie, seguita poco dopo da quella dei miei boxer colorati.
Marta si lecca lentamente le labbra e mi sussurra all’orecchio:
«Adesso sei mio. E non ti lascerò andare finché non griderai il mio nome.»
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