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Uno schiavo per due padrone – Racconto Femdom

Da tempo conosco l’indole sottomessa di mio marito: me lo ha confessato nel primo periodo del nostro matrimonio e io, dopo la sorpresa iniziale, mi sono adattata a quel nuovo ruolo di padrona. Non avevo mai pensato di poterlo ricoprire, però mi piaceva davvero molto.

E mio marito mi aveva servito bene per quasi dieci anni, obbedendo a ogni comando e soddisfando ogni mio desiderio, anche il più perverso. Tanto che avevo deciso che era il momento di fargli un regalo: soddisfare quel desiderio che mi aveva confessato da anni.

Avrebbe voluto avere non solo me, ma, nello stesso momento, anche un’altra padrona da servire. Non gli avevo mai voluto concedere questo piacere: perché il mio schiavo doveva essere solo mio.

Ma quella sera, quando aveva osato chiederlo di nuovo, come regalo per il suo compleanno, ero particolarmente in vena di concessioni.

“Potrai avere un’altra padrona, ma solo per il tempo di una sera. E in ogni caso, anche se sarai perfetto nell’obbedienza, dovrai subire una punizione.”

Mio marito aveva accettato con entusiasmo: ovviamente ogni decisione su come e quando questo sarebbe accaduto sarebbe spettata a me. Per prima cosa avevo scelto la padrona che mi avrebbe affiancato: si trattava di una mistress con cui ero in contatto virtuale da qualche tempo e che mi interessava particolarmente.

Ci eravamo accordate su tutti i particolari: lo schiavo le avrebbe obbedito esattamente come faceva con me, senza fiatare. Non avrebbe potuto toccarla, visto che lei non era interessata sessualmente agli uomini. Le punizioni potevano essere scelte liberamente, anche con la massima crudeltà: se mio marito voleva il piacere di obbedire a due mistress, lo avrebbe avuto fino in fondo.

Il primo compito complesso era stato quello di preparare il salotto di casa per accogliere la nostra ospite: ogni dettaglio doveva essere assolutamente perfetto. E aveva dovuto preparare tutto con indosso la sua divisa da cameriera: avremmo controllato che tutto fosse stato come desiderato, per poi proseguire nella nostra serata.

La mia compagna per quella sera era arrivata puntuale, fasciata da un impermeabile scuro sotto cui si intravedevano degli stivali neri con tacco alto: che facevano il paio con i miei, che erano invece di colore rosso. Sapevo che mio marito adorava leccare gli stivali e forse glielo avremmo concesso. Se si fosse comportato bene.

Dopo le presentazioni di rito, che erano quasi inutili vista la nostra frequentazione virtuale, l’avevo introdotta al nostro schiavo. Che ci attendeva in ginocchio, completamente nudo, sul pavimento della sala. Indossava solo il plug e nemmeno la gabbietta di castità che era compagna delle sue giornate: era una scelta deliberata, in modo da poterlo punire più facilmente.

Gli avevamo ordinato di portare da bere e lui era stato rapido, ma non troppo: per un secondo aveva indugiato a osservare la figura della sua mistress per quella sera, che aveva sciolto la cintura dell’impermeabile, per scoprire un’aderente tuta in latex nero. Quel ritardo meritava una prima punizione.

Lo avevamo utilizzato come tavolo per i nostri bicchieri di prosecco: era stato il più rigido possibile, a gattoni, sopportando il dolore a ginocchia e mani. E anche qualche piccolo colpetto occasionale che aveva ricevuto dai miei stivali e da quelli della nuova padrona.

Nel frattempo l’atmosfera tra noi donne si era riscaldata: avevamo parlato delle nostre giornate come mistress e di come fosse importante occuparsi dei nostri schiavi. Lei ne aveva diversi, ma solo con una, una ragazza molto giovane, intratteneva anche una relazione a livello sessuale. Per tutti gli altri era solo una padrona crudele.

Mi piaceva quella donna, Anna, perché la vedevo simile ma allo stesso tempo diversa: quello che ci univa era il piacere perverso di dominare. Che diventava un gesto di affetto per i nostri schiavi.

E mi piaceva come donna, mi sentivo attratta da lei: il sesso con il mio schiavo era quasi assente e mi concedevo qualche diversivo, quasi sempre con uomini giovani e prestanti. Per umiliarlo ancora di più. Questa volta però poteva essere diverso: perché sicuramente lo spettacolo che stavamo per offrire avrebbe fatto eccitare il mio schiavo, più che umiliarlo. E questo lo avrebbe portato a una necessaria punizione.

Avevo iniziato accarezzando la tuta in latex, ammirandone la forma e le forme che fasciava perfettamente. E lei aveva gradito, dimostrando di apprezzare il mio body in pelle. Le carezze presto si erano trasformate in baci, e poi Anna aveva avuto un’idea brillante.

“Schiavo, pulisci i nostri stivali.”

Lo schiavo non se lo era fatto dire due volte e aveva dedicato tutta la sua attenzione alle nostre gambe: cercava di nascondere la sua eccitazione, ma senza fortuna. Intanto noi eravamo sempre coinvolte nella nostra passione.

Mi ero slacciata il body, in modo da dare un migliore accesso al mio corpo, e con la coda dell’occhio avevo controllato lo schiavo. Ci fissava con la bocca aperta, inginocchiato a pochi centimetri da quello spettacolo, sapendo benissimo di non potere esserne parte.

Lo avevo intercettato nel momento esatto in cui cercava di allungare la mano, per dare sfogo alla sua eccitazione: e, ovviamente, ero intervenuta senza alcuna pietà.

“Cosa stai facendo schiavo? Nessuno ti ha dato il permesso di toccarti! Ora dobbiamo punirti!”

Onestamente mi scocciava interrompere quel momento, ma non potevo lasciare scivolare una mancanza così grave. Anna mi aveva sorriso e mi aveva lasciata libera di raggiungere il frustino che avevo posato accanto al divano, proprio per questo tipo di evenienze.

Lo schiavo non aveva fiatato e si era girato, per porgermi la schiena: lo avevo colpito forte, per quindici volte, mentre Anna aveva ripreso ad accarezzarmi e baciarmi. Era difficile coordinarsi, ma valeva la pena di sentire i gemiti di dolore dello schiavo, che cercava disperatamente di vedere quello che accadeva alle sue spalle.

Terminata la punizione, avevo lasciato cadere il frustino, abbandonandomi completamente alle attenzioni di Anna. Lo schiavo, che portava sulla schiena i segni rossi dei colpi ricevuti, si era girato verso di noi, pronto a implorare.

“Vi prego, padrone, concedete anche a me di poter venire.”

Vuoi sapere quali punizioni ha dovuto subire lo schiavo quella sera? Ascolta la versione integrale e non censurata su Pulsioni.it.