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Lei per noi – Racconto Trans

Non ricordo di aver mai pagato per fare sesso: quella sarebbe stata un’eccezione, una sorta di regalo che ci saremmo fatti, come coppia. Sentivamo il bisogno di riaccendere la passione, che sembrava sopita sotto la routine di tutti i giorni.

Avevamo esplorato diverse possibilità: una cosa a tre, a quattro, con un’altra donna (sempre che ce ne fossero di disponibili), ma per tutte avevamo trovato dei difetti. Io sarei stato a disagio con un altro uomo, tu a vedermi con un’altra donna, lasciamo perdere se si fosse trattato di una coppia.

Poi, un giorno, l’illuminazione: scorrendo gli annunci su un noto portale, avevo notato come le prostitute fossero ormai passati dai classici quotidiani a internet. Gli avevo scorsi per pura curiosità e mi avevano colpito quelli che parlavano esplicitamente di “Trans completissima”.

Ovviamente immaginavo di cosa si potesse trattare, ma ero andato a verificare: proprio una trans, dotata di seno e di organo maschile. Una sorta di chimera del sesso: che pareva anche riscuotere un grande successo commerciale, come mi era capitato di leggere in alcuni articoli. Gli uomini, che tanto sbandieravano la loro mascolinità, non la sentivano sminuita davanti a qualcuno che era maschio e femmina allo stesso tempo.

Una semplice curiosità: che però poteva essere il compromesso in grado di metterci d’accordo, come coppia, e di farci provare un’esperienza nuova. Ovviamente ci sarebbe stato un costo da pagare, ma per una volta avrei fatto un’eccezione ai miei saldi principi.

Ne avevo parlato una sera, a luci spente: in un certo senso ero un po’ in imbarazzo, perché l’idea veniva da me e non sapevo se mia moglie avrebbe potuto costruire qualche strano castello di fantasie su questa proposta. Entrambi eravamo attratti dall’altro sesso, senza particolare interesse per il mondo bisex.

“Ci possiamo pensare.”

Non era un sì, ma andava bene anche così: in realtà anche io avevo bisogno di pensarci su. Ci sarebbe comunque stato un altro pene, oltre al mio, quindi il rischio di una defaillance non era completamente da escludere. Ma al limite mi sarei trincerato dietro alla mia inesperienza in questo tipo di situazioni.

Mia moglie aveva mostrato un carattere più deciso, come sempre: a colazione, dopo solo due giorni, mi aveva detto: “Dai facciamolo: non può andare così male, al massimo ci faremo due risate.”

Per fortuna che c’era lei: con il suo assenso, avevo iniziato la mia ricerca. Che non era stata poi così facile: avevo infatti scoperto che non c’erano poi tanti trans che accettavano coppie. E alcuni chiedevano delle cifre veramente folli. Poi c’erano una serie di altri requisiti da rispettare: come la distanza da casa e da dove lavoravamo.

E anche l’occhio voleva la sua parte: la selezione era stata davvero difficile. Per ricadere alla fine su una donna italiana. Un po’ meno di cinquant’anni, non troppo vistosa e aggressiva nel look, era stata quella che aveva messo d’accordo noi due e che si era mostrata disponibile a un incontro. Quindi avevamo fissato un appuntamento.

Di sera, ovviamente: la trasgressione era da fare al buio, la luce del giorno avrebbe cancellato tutto il fascino e il mistero.

La nostra professionista, che si faceva chiamare Mara, ci aveva accolto in un appartamento vicino al centro, piccolo e ordinato. Ci aveva spiegato di poterci dedicare circa un’ora, quindi il tempo da perdere in convenevoli non era poi molto: ma comunque ci aveva offerto un bicchiere di prosecco, forse notando che entrambi eravamo nervosi.

Poi, dopo un veloce passaggio in bagno per entrambi, ci eravamo spostati nella camera da letto: che per fortuna era illuminata da una luce fioca, di colore quasi rosso, in grado di nascondere imbarazzi e difetti.

Mara aveva dato il via alle danze, svestendosi della vestaglia scura che indossava da quando ci aveva aperto la porta. Sotto era completamente nuda: e con un fisico davvero notevole. La vista di quei due sessi in un corpo solo mi aveva confuso, facendomi entrare in una sorta di trance, tanto che mi ero bloccato, con le dita che cercavano senza riuscirci di venire a capo del primo bottone della camicia.

Anche in quel caso mia moglie mi aveva sorpreso: dopo solo un attimo di incertezza si era spogliata velocemente del completo che aveva scelto di indossare, rimanendo solo in intimo. E che intimo: rosso, di pizzo, che non le avevo mai visto indosso. Quindi lo aveva acquistato per l’occasione, perché pensava davvero che potesse essere qualcosa di speciale per noi.

Poi però anche lei si era fermata: non sapevamo come andare avanti, non c’eravamo mai trovati in una situazione come quella.

Per fortuna Mara era esperta e voleva che vivessimo un’esperienza coinvolgente: per questo si era avvicinata a passo deciso verso mia moglie e aveva iniziato ad accarezzarla, dolcemente come avrebbe fatto una donna. Ma già eccitato come sarebbe stato un uomo.

Mia moglie aveva accettato le carezze, cercando anche timidamente di ricambiarle, mentre Mara le sfilava prima il reggiseno, poi gli slip. Entrambe nude, una di fronte all’altra, si erano voltate verso di me, che sembravo incantato a guardare quello spettacolo particolare ed eccitante.

E mi avevano fatto cenno di avvicinarmi, mentre loro si sedevano sul letto matrimoniale al centro della stanza: gli accordi erano quelli, in effetti, nessuno avrebbe fatto da spettatore, tutti dovevano essere protagonisti, allo stesso tempo. E le lancette dell’orologio giravano.

Per questo mi ero riscosso dal mio torpore e mi ero sbottonato velocemente la camicia, per levarmi con la stessa velocità i pantaloni e i boxer. E così mi ero ritrovato nudo, a fissare mia moglie e il sesso di Mara, che spiccava in bella vista e che sembrava chiamarmi.

Avevo mosso un passo e, allo stesso tempo, la mia mano si era mossa istintivamente verso quella visione, come a voler toccare con mano, afferrare quel momento.

Mia moglie mi aveva fatto spazio e con la mano mi aveva indicato il basso ventre di Mara: era chiaro cosa volesse che io facessi in quel momento. Ero arrivato ai piedi del letto e avevo sentito la mano di mia moglie che mi spingeva la testa verso il basso, delicatamente.

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